Maltrattò Carolina Marconi, condannato l’ex marito Salvatore De Lorenzis

Il matrimonio da favola tra la showgirl venezuelana Carolina Marconi e l’imprenditore salentino, Salvatore De Lorenzis durò appena 8 mesi. Il re delle slot machine è stato condannato a un anno e 8 mesi per maltrattamenti in famiglia.

Lui è Salvatore De Lorenzis, un nome noto nel Salento: imprenditore di successo nel settore delle slot machine, amante della bella vita e soprattutto delle belle donne. Lei, Carolina Marconi la bellezza la incarnava sul serio. Il colpo di fulmine scoccato ad un evento dove l’ex concorrente del Grande Fratello era ospite come madrina, ha fatto il resto. L’amore nato all’improvviso, la proposta di matrimonio dopo “soli” quattro mesi di fidanzamento e le nozze, con rito civile, organizzate in appena nove giorni in una splendida tenuta dell’ottocento a Racale alla presenza di circa 200 invitati, sembrava a tutti una favola. Il lieto fine, però, non c’è stato. Sei mesi dopo, l’idillio era finito. La sensuale showgirl venezuelana sembrava diversa, lontana da quell’immagine di famme fatale che aveva ammaliato tutti dentro e fuori la casa più spiata d’Italia, così almeno era descritta nelle diverse interviste rilasciate ai giornali. Il motivo ufficiale, sembrava essere la troppa gelosia del marito, sfociata in una scenata in pubblico in un ristorante milanese.

Il processo che si è svolto nell’aula-mignon “Cappuccilli 2” del Tribunale di Lecce, ha raccontato un’altra verità. Quell’unione non fu un sogno ad occhi aperti, come tutti pensavano tant’è che l’imprenditore, oggi 46enne, è stato condannato ad un anno ed otto mesi di reclusione, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Non solo, De Lorenzis dovrà versare anche una provvisionale di 30mila euro all’ex moglie. La sentenza del giudice della prima sezione penale, è arrivata dopo circa tre ore di camera di consiglio. Insussistenti, invece, le ipotesi di reato di appropriazione indebita e di violenza privata.

Entro 30 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza. Sicuramente la parola passerà ora al processo d’appello.



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