Il destino di Ison, la cometa più attesa dell’anno, con la sua luminosa coda di 2milioni di km, continua a tenere con il fiato sospeso. Se dovesse sopravvivere al passaggio ravvicinato con il perielio (il massimo avvicinamento al Sole) potrebbe regalare ad appassionati e curiosi, uno spettacolo unico quanto raro.
La corsa di una cometa potrebbe rendere il prossimo Natale davvero speciale. Potrebbe…perché Ison (International Scientific Optical Network) con la sua bellissima coda luminosa lunga due milioni di chilometri, giovedì prossimo, il 28 novembre, "sfiorerà" il sole e se il calore non la disintegrerà (essendo fatta, in buona sostanza, di polveri e ghiaccio), sarà visibile a tutti guardando il cielo ad est, poco prima dell’alba. Un evento celeste di eccezionale rarità che andrà in scena, forse, per alcune settimane. Fino all’epifania, per l’esattezza. E sarà un record assoluto nel suo genere. Le premesse per essere battezzata come la «cometa del secolo» ci sono tutte. Indicata prima come «C/2012 S1» e poi battezzata col nome della rete di telescopi che l’hanno “scoperta”, il corpo celeste, diventato un «sorvegliato speciale» ha regalato fin da subito diverse “sorprese”. Uno, perché è la prima volta che esce dalla sua culla d’origine, la Nube di Oort che circonda il sistema solare avvicinandosi al Sole dopo quattro miliardi e mezzo dalla sua nascita; due, poi perché lanciava segni che facevano subito immaginare un evento da ricordare. E più i mesi passavano più l’ipotesi di essere di fronte ad un evento unico nel suo genere, si consolidava azzardando effetti straordinari per una sua luminosità addirittura 15 volte più intensa della Luna.
Sebbene le attese con il passare del tempo si siano ridimensionate, è bene prepararsi a puntare comunque gli occhi al cielo..
Ison, con un diametro che varia da 1 a 10 chilometri è una delle più grandi comete della storia che passerà vicino alla Terra. In tutto il mondo c'è grande attesa. Al di là delle credenze popolari, delle teorie, dei casi, le stelle comete sono importanti, da un punto di vista scientifico, perché consentono di osservare da "vicino" i relitti della formazione del sistema solare. Studiarle vuol dire capire qualcosa delle origini della materia.
