Lecce ‘Non è¨ una città per disabili’

Dopo la denuncia della Presidente di APMAR onlus, Antonella Celano che tramite Leccenews24.it aveva protestato contro la scarsa fruibilità dei contenitori culturali di Lecce, prosegue il nostro viaggio nelle difficoltà che incontrano i diversamente abili e vivere il capoluogo.

Lecce è una città bellissima, ma solo se hai due gambe per godertela, passo dopo passo.

Gelaterie, bar, negozi, info point e chiese: scalini su scalini e neanche l’ombra di una pedana che permetta l’accesso ai disabili. Visitare la capitale barocca in carrozzella, entrare in una chiesa baciata dal sole estivo, è praticamente impossibile; per non parlare poi di comprare un gelato o salire sulla piazza principale della città.

E’ quello che abbiamo fatto insieme a Raffaele Convertino, originario di Putignano e residente a Fasano, affetto da artrite reumatoide dall’età di otto anni. Un tragitto breve, insieme, da piazza Sant’Oronzo all’ex conservatorio di Sant’anna. Un ostacolo dopo l’altro, tra gradini, un pavimento dissestato e l’impossibilità di accedere a qualsiasi locale.

Raffaele ha vissuto l’inferno, tra interventi e viaggi dalla Puglia a Milano per tentare tutte le cure possibili. Grazie alla somministrazione di farmaci ottenuti tramite procedure biotecnologiche dal Professor Lapadula dell’Università di Bari nel lontano 2002 e a successivi interventi chirurgici ad entrambe le gambe, è ritornato a deambulare parzialmente, ma costretto sempre all’uso della carrozzella.

“Mi è stata diagnosticata questa patologia quando avevo otto anni – ha spiegato Raffaele ai microfoni di Leccenews24 -, dopo più di vent’anni ho imparato ad accettarla, ma vivo una lotta quotidiana. Lecce è una città bellissima, ma non accessibile a persone disabili. Sarebbe bello permettere anche a noi di visitare le sue bellezze, senza doverle per forza ammirare dall’esterno”.

Sembra quasi impossibile accada in una città che corre a tutta velocità verso un titolo ambito come capitale europea della cultura. Forse, la cultura dovrebbe partire proprio da qui. Dal rispetto verso chi è stato meno fortunato, ma non ha mai smesso di condurre la sua battaglia.