Il mondo della formazione professionale incontra Papa Francesco, dal Salento tanti i giovani toccati dalle parole del Pontefice

Papa Francesco: ‘Una valida formazione professionale è un antidoto alla dispersione scolastica e una risposta alla domanda di lavoro in diversi settori dell’economia’.

Gli enti di formazione professionale di ispirazione cattolica aderenti alla Confederazione Nazionale Formazione Aggiornamento Professionale (Confap) sono stati ricevuti in audizione nei giorni scorsi, in Vaticano, da Papa Francesco nella suggestiva Aula Paolo VI. Nutrita la delegazione salentina di corsisti dei centri di formazione professionale della provincia di Lecce, di formatori, di dirigenti degli enti che quotidianamente sono impegnati nella sfida più difficile: raccogliere i ragazzi più fragili che non riescono a restare al passo con i percorsi di studio tradizionale ed impegnarli in corsi di formazione dallo sbocco lavorativo quanto più immediato possibile, trasformando le loro aule e i loro laboratori in ambienti familiari in cui ricostruire pezzi di carriera formativa e soprattutto pezzi di vita sfilacciata.

La delegazione di Asesi, ente di formazione con sede a Taviano.

È al cuore di queste persone che quotidianamente compiono una missione straordinaria che Papa Francesco ha voluto parlare, alla presenza del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

L’occasione è stata offerta dai 50 anni di Confap e dai 25 anni dell’Associazione Forma FP. Papa Francesco ha voluto dire ‘grazie‘ al mondo della formazione professionale cattolica per il servizio, ispirato alla dottrina sociale della Chiesa, che è un contributo di vitale importanza per la società in cui viviamo.

Col vostro impegno quotidianoha detto Papa Francesco -, voi siete espressione della ricca e variegata spiritualità di diversi Istituti Religiosi, che hanno nel loro carisma il servizio ai giovani attraverso la formazione professionale. Si tratta di percorsi formativi all’avanguardia, che vantano un’alta qualità di metodologie, esperienze di laboratorio e possibilità didattiche, tanto da costituire un fiore all’occhiello nel panorama della formazione al lavoro. E, cosa ancora più importante, la vostra proposta formativa è integrale, perché oltre alla qualità degli strumenti e della didattica, riservate una
cura e un’attenzione speciali soprattutto verso i giovani che si trovano ai margini della vita sociale ed ecclesiale‘.

Tre le parole su cui il Santo Padre si è soffermato: giovani, formazione, professione.

I giovani sono al tempo stesso espressione di fragilità e futuro, tutti i giovani, non solo i neet.

‘Molti giovani abbandonano i loro territori di origine per cercare occupazione altrove – ha detto il Papa – , spesso non trovando opportunità all’altezza dei loro sogni; alcuni, poi, intendono lavorare ma si devono accontentare di contratti precari e sottopagati; altri ancora, in questo contesto di fragilità sociale e di sfruttamento, vivono nell’insoddisfazione e si dimettono dal lavoro. Dinanzi a queste e ad altre situazioni simili, tutti noi dobbiamo prendere consapevolezza di una cosa: l’abbandono educativo e formativo è una tragedia!’

E se quell’ abbandono non si realizza, se i ragazzi vengono aiutati a recuperare autostima, a capire il valore della formazione e del lavoro che richiede competenze sempre più performanti, il merito è proprio dei tanti enti di formazione e della loro straordinaria attività.

La seconda parola su cui Francesco si è soffermato è stata formazione, che indica un impegno indispensabile per generare futuro.

‘Le trasformazioni del lavoro – ha detto il Pontefice – sono sempre più complesse, anche a motivo delle nuove tecnologie e degli sviluppi dell’intelligenza artificiale. E qui siamo chiamati a respingere due tentazioni: da un lato la tecnofobia, cioè la paura della tecnologia che porta a rifiutarla; dall’altro lato la tecnocrazia, cioè l’illusione che la tecnologia possa risolvere tutti i problemi. Si tratta invece di investire risorse ed energie, perché la trasformazione del lavoro esige una formazione continua, creativa e sempre aggiornata. E nello stesso tempo occorre anche impegnarsi a ridare dignità ad alcuni lavori, soprattutto manuali, che sono ancora oggi socialmente poco riconosciuti’.

La terza parola su cui il Papa ha riflettuto con i giovani presenti in sala è stata: professione. 

Il senso del lavoro non può e non deve essere messo in relazione al guadagno ma all’ espressione della propria dignità e dell’apporto al bene comune.

‘É importante che i percorsi di formazione siano al servizio della crescita globale della persona, nelle sue dimensioni spirituale, culturale, lavorativa – ha concluso Bergoglio – . Quando uno scopre che Dio lo chiama a qualcosa, che è fatto per questo – può essere l’infermieristica, la falegnameria, la comunicazione, l’ingegneria, l’insegnamento, l’arte o qualsiasi altro lavoro – allora sarà capace di far sbocciare le sue migliori capacità di sacrificio, generosità e dedizione. Sapere che non si fanno le cose tanto per farle, ma con un significato, fa sì che queste attività offrano al proprio cuore un’esperienza speciale di pienezza’.



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