Prima la Chiesa, poi il papa. Anche se si chiama Francesco

Gesti e parole di papa Francesco secondo qualcuno stanno creando qualche imbarazzo e forse confusione nella Chiesa. La sete di cambiamento deve fare i conti con la forza della dottrina cattolica.

C’è un rischio che sta correndo la Chiesa Cattolica e il rischio riguarda la sua credibilità in funzione della distanza o della vicinanza da Papa Francesco, dalle sue parole, dalle sue interpretazioni.

Non è facile capire quale deve essere, e se c’è, il confine tra la dottrina della Chiesa, i limiti imposti dalla Tradizione, e il magistero di un Papa. Non è facile perché l’abito bianco di un Pontefice romano si colora sempre con le sfumature di questa o quella storia personale, con le idee e i vissuti di quel vescovo, di quel prete, di quel giovane che era prima di essere eletto al soglio petrino.

È legittima, anche se molto tardiva e sorprendente per il direttore di uno fra i più letti ed importanti quotidiani italiani, la posizione espressa da Ezio Mauro dalle colonne di Repubblica, in merito al fatto che San Pietro, principe degli apostoli e custode del regno dei Cieli, avesse una moglie. Eh si, perché prima o poi anche di questo si dovrà occupare il papa argentino, tirato troppe volte per lo zucchetto, tanto da essere diventato uno strumento di propaganda, perfino del matrimonio dei preti.
Chi vuole esprimere un’idea, anche estrema o in deroga alla morale cattolica, se non addirittura libertina, invoca qualche aforisma di papa Bergoglio, che a fronte della sua straordinaria capacità attrattiva e del suo raro carisma, non può non fare il papa di Roma.

Un sommo pontefice non è libero di fare e disfare, non è un monarca assoluto come si vorrebbe far credere, quando conviene, ma un servo della Chiesa, rimesso e sottomesso al cupolone di San Pietro, iscritto nel solco della Tradizione e operante in comunione e intesa con il collegio dei vescovi.
Non c’è, insomma, un papa e poi il resto della Chiesa. C’è, invece, la Chiesa che esprime un papa, il quale ha il compito di difenderla e di rappresentarla al meglio. Quindi un papa svolge il suo mandato conferitogli da qualcuno più in alto di lui, ecco perché sperare troppo che Francesco accontenti questa o quella brama di rivoluzione o di indipendenza per giustificare nuovi diritti da acquisire è solo una speranza vacua.
2000 anni di storia ecclesiale non cedono il passo a questa o quella fumata bianca.

E per dirla con un grande teologo, “tutti i papi sono uguali e contano molto, ma sempre meno dei santi e dello stesso Creatore”.



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