‘Il tecnico della cucina e la stagione operistica’, il racconto di Edoardo Micati sull’arrosto di capodanno salvato…

Quand’è che il forno si deve rompere? Proprio nei giorni di festa! Nessuna assistenza e il rischio di cancellare tutti gli inviti. Anche l’arrosto di capodanno è in bilico. Poi arriva lui, il tecnico. E se quel tecnico si intende di lirica, beh allora…

Dopo ‘L’edera‘, lo scrittore salentino ci regala un altro dei suoi preziosi racconti. È il pronto intervento di un tecnico che salva una famiglia dalla cancellazione degli inviti per il pranzo di capodanno, a causa di una banale e al tempo stesso tragica rottura del forno, a dare il via libera a un viaggio nel tempo. Perché, anche se non lo si vuole, si ritorna sempre da dove si è partiti. Buona lettura e grazie ad Edoardo Micati per questa bella storia!

«Una tragedia familiare, un dramma capitato fra Natale e Capodanno. Ieri, il forno con cottura convenzionale, provvisto di grill, non funzionava più, assistenza zero e tutto rimandato a dopo. Poi, grazie ad un amico, abbiamo avuto la possibilità di metterci in contatto con un tecnico, il quale è venuto, ha visitato la cucina ammalata e ha sentenziato: ‘si è bruciato il commutatore‘.

E noi: ‘è cosa grave?’

E lui: ‘Certo, se non c’è nel deposito dell’assistenza va ordinato, ma se ne parla dopo le feste, forse dopo la befana’.

E noi: ‘E come faremo, dovremmo fare tanti dolci, oltre alla pasta al forno, l’arrosto di capodanno e …’

E lui: ‘Mo mi porto il pezzo e vedo se trovo qualcosa di similare, se ci riesco torno in giornata’.

Dopo circa due ore mi chiama al cellulare: ‘L’ho trovato, siamo stati fortunati. Verso le quindici vengo’.

Antonio è un cinquantenne smilzo, indossa una giacca nera di pelle su pantaloni di velluto, camicia scura a righe, pullover nero a punta, in mano la preziosa valigetta, tipo ventiquattro ore. Quando la apre, oltre ai vari ferri, tutti ben sistemati, c’è un trapanino ultra moderno che potrebbe essere scambiato per la pistola di 007. E comincia ad armeggiare, fra la nostra meraviglia, a parlare alla cucina, alle viti che fanno resistenza, fin quando arriva al pezzo da sostituire. Nell’adattare gli attacchi al nuovo dispositivo, fischietta, con varie modulazioni, dolci ed acute, a secondo della difficoltà del momento.

Ora il congegno è sistemato, ma c’è da rimontare tutto, manopole e frontale. E allora si mette a cantare, a bocca chiusa. Comincia con Va Pensiero, poi, quando sta per terminare il lavoro, conclude con il “Coro a bocca chiusa” di Madama Butterfly. Non posso fare a meno di fargli presente che mai mi era capitato di vedere un tecnico lavorare come lui fa, che ci è piaciuto.

E lui: ‘Io quando lavoro faccio un’opera e l’opera, quella al teatro, come si fa? Cantando, fischiettando, sussurrando. Io canto a bocca chiusa, se lo faccio a bocca aperta fazzu scappare tutti li cristiani, a rischio ca poi nun me paganu’.

So che viene da Maglie e gli chiedo: ‘Però non mi sembri della provincia …’

‘Sto a Maglie per lavoro, ma suntu leccese purosangue. Però per certi versi si sta meglio in provincia’.

E io: ‘infatti, mi sembri una faccia conosciuta’.

E Lui: ‘certo, mia moglie nda ccattata rrobba da lu Micati, veniva sempre voi, io l’accompagnavo solamente quando dovevo provare il mio nuovo vestito, uno all’anno, per quando dovevo andare al Politeama per la stagione operistica’.

E io: ‘uno all’anno per l’opera?’

‘Certo. Dici che potevo farmi vedere da li amici con quello de l’annu prima? Tutto pronto, facimu li cunti?’

P.S. Antonio è stato bravo ed onestissimo».



In questo articolo: