Oncoematologia pediatrica di Taranto intitolata a Nadia Toffa, Filippo Falco: “I bimbi malati campioni da cui imparare”

Il talentino di Pulsano in forza ai giallorossi interviene in occasione dell’omaggio che la città ionica ha voluto rendere alla giornalista scomparsa alcuni mesi fa.

Il suo amore per il Salento è noto a tutti, tanto da sposare la battaglia sull’emergenza xylella che tante volte l’ha portata, in veste di “iena”, sul territorio per denunciare lo stato di calamità che ha colpito gli ulivi salentini.

Purtroppo, se ne è andata dopo una brutta malattia, ma in tanti, tantissimi, questa giovane giornalista, ha lasciato un grandissimo ricordo per l’umanità sempre dimostrata e la dignità e il coraggio con cui ha affrontato il suo male.

A quattro mesi dalla scomparsa di Nadia Toffa, dopo il murales a lei dedicato, inaugurato nel Rione Salinella di Taranto, la città ionica, domani, le intitolerà il Reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto.

Su questa iniziativa ha voluto dire la sua Filippo Falco, calciatore nativo di Pulsano e in forza all’U.S. Lecce. “I bambini quando sono piccoli devono solo sognare, e non passare il tempo in queste strutture a curarsi. È doloroso e inammissibile. Tuttavia ringrazio chi si prodiga per far nascere questi centri”, afferma il numero 10 dei giallorossi.

Filippo Falco (ph.Paliaga)

“Nadia Toffa aveva coraggio e passione, le persone come lei restano anche dopo che se ne sono andate. I bambini di Taranto e i tarantini la ricorderanno per sempre.

Il suo messaggio era quello di non arrendersi e lottare. È vero, e queste sono le cose per le quali bisogna farlo. Un abbraccio, anche se non ho avuto il piacere di conoscerla personalmente, lo voglio mandare anche alla mamma di Nadia, la signora Margherita, che con il dolore di una perdita così grande nel cuore, riesce a portare il messaggio della figlia a noi, grazie per questo.

Ben vengano questi centri dove i piccoli si possono curare, perché a Taranto ne abbiamo assolutamente bisogno. Loro dovrebbero pensare solo a giocare, a correre dietro a un pallone, invece sono lì a fare cure così pesanti che gli spengono il sorriso. Sono quei bambini i veri campioni da cui imparare”.



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