Centro trasfusionale di Copertino, Avis e Fidas denunciano: “Ancora nulla sulla ripresa delle attività”

Le associazioni intervengono in merito alla mancata riapertura del centro trasfusionale del nosocomio copertinese. “Un ritardo del tutto inspiegabile”.

Sono passati quasi venti giorni da quel 25 maggio, giorno in cui è stato riaperto l’Ospedale di Copertino e i suoi reparti.

Un presidio importante quello della cittadina salentina che serve un bacino di utenti che potenzialmente raggiunge le 200mila unità. Per la sua riapertura erano stati individuati e segnalati i percorsi di accesso e di fruizione delle aree del presidio, predisposte le postazioni filtro sia all’ingresso che all’interno del presidio con personale per orientare e se necessario verificare le prestazioni prenotate. Tutti i reparti erano stati, altresì, sanificati.

Tutto risolto, quindi? Non sembrerebbe proprio, perché, al momento, non è stato riaperto il centro trasfusionale del nosocomio copertinese. A renderlo noto, Avis e Fidas.

“Avis e Fidas della provincia di Lecce – si legge in una nota inviata dalle associazioni – in merito alla mancata riapertura del centro trasfusionale dell’ospedale di Copertino, nel mentre prendono atto della volontà, politica e gestionale, di ripristinare in toto la funzionalità del presidio ospedaliero, devono constatare che ad oggi dal responsabile del dipartimento di medicina trasfusionale della Asl di Lecce non sono state impartite disposizioni per consentire lo svolgimento delle attività già programmate presso il centro.

Tale ritardo appare del tutto inspiegabile, considerato anche l’approssimarsi della stagione estiva, quando notoriamente cresce in maniera esponenziale la richiesta di sangue.

I donatori, che non hanno fatto mancare il loro prezioso sostegno anche durante il periodo dell’emergenza, rivendicano il diritto di essere messi nelle condizioni di continuare a prestare la loro azione secondo il calendario a suo tempo concordato.

Abituati a salvare vite umane in silenzio e discretamente, non sono avvezzi a minacciare scioperi o manifestazioni eclatanti.

Noi donatori abbiamo troppo a cuore la salute degli ammalati che ogni giorno hanno bisogno del nostro sangue per curarsi e in molti casi per sopravvivere, per minacciare azioni più forti, ma pretendiamo il rispetto dovuto a tante persone che in maniera anonima gratuita e volontaria donano vita.

Pretendere che i donatori facciano tanti chilometri per donare – concludono – quando esiste una struttura a Copertino perfettamente funzionale, è una mancanza di rispetto che non possiamo più accettare”.