Dal Tar arriva lo stop al ristorante “Approdo di Enea”, disposto il ripristino dello stato dei luoghi

Il tribunale amministrativo Regionale di Lecce, con una sentenza n. 1398/2019 del 5 agosto, ha rigettato il ricorso dei proprietari dell’attività. Accolte le tesi dell’avvocato Antonio Quinto.

“Appare significativa la statuizione della Corte salentina secondo cui le caratteristiche tecniche delle opere assentite devono sempre essere conformi ai titoli edilizi rilasciati e ai presupposti pareri, non rilevando invece, le successive autorizzazioni di agibilità, prive di qualsivoglia funzione, per così dire, costitutiva”.

Con queste parole l’avvocato Antonio Quinto, legale del Comune di Otranto commenta la decisione del Tar di Lecce che ha ritenuto legittimo l’operato dell’amministrazione idruntina in merito all’ordine di demolizione delle opere abusive realizzate dal ristorante “Approdo di Enea” e al ritiro delle autorizzazioni commerciali.

La Prima sezione di “Via Rubichi è giunta a tali conclusioni, condividendo le tesi difensive svolte dal legale leccese, con la sentenza n. 1398/2019 del 5 agosto (Pres. ed Est. Ettore Manca), ha rigettato il ricorso proposto dai proprietari dell’attività commerciale contrario all’ordine di ripristino conseguente all’accertamento delle opere abusive realizzate sulla struttura, la revoca dell’agibilità e il ritiro della licenza commerciale.

I fatti

La vicenda aveva preso le mosse da una serie di interventi abusivi realizzati presso l’Approdo di Enea che, nel tempo, avevano determinato una vera e propria trasformazione della struttura da semplice chiosco-ristoro di tipo precario, a servizio della balneazione a ristorante di tipo fisso, tutti censurati dal Comune.

In corso un procedimento penale

Per la stessa vicenda è tuttora in corso innanzi al Tribunale di Lecce un procedimento penale che vede coinvolti il titolare dell’attività e i funzionari dell’UTC che hanno rilasciato negli anni, dal 2000 ad oggi, i certificati di agibilità stagionali sulla base delle opere effettivamente assentite. In quel procedimento la sentenza del Collegio della Seconda Sezione Penale è attesa per il prossimo novembre.

Le contestazioni dell’Ufficio Tecnico

Nel frattempo, però, è stato contestato dall’Ufficio Tecnico Comunale ai ricorrenti come progressivamente il manufatto avesse assunto una configurazione diversa da quella consentita, con ampliamenti non autorizzati del bar a ridosso del costone roccioso ed installazione di opere fisse (pavimentazioni in piastrelle, varie strutture in muratura, chiusure con infissi di spazi esterni).

La proprietà – a seguito di un sequestro disposto dalla Procura della Repubblica di Lecce nell’ottobre scorso – aveva provveduto a rimuovere parte delle opere prive di titolo, ma aveva altresì impugnato al Tribunale Amministrativo Regionale l’ordinanza comunale concernente le ulteriori contestazioni incentrate sulla definitiva trasformazione della struttura rispetto a quanto autorizzato con il permesso di costruire del marzo del 2000 e della autorizzazione paesaggistica della Soprintendenza.