Sospetti casi di Blue Whale nel Salento: al vaglio della Procura dei Minori tre querele

Le ipotesi di reato sono di lesioni personali e istigazione al suicidio. Il procuratore capo Maria Cristina Rizzo ha ricevuto in questi mesi altrettante querele (una pervenuta nella giornata di ieri), a cui sono seguite le prime verifiche.

La Procura dei Minori di Lecce vuole vederci chiaro su alcune segnalazioni relative a presunti casi di "Blue Whale", il gioco perverso che indurrebbe i ragazzi a gesti di autolesionismo spesso estremi.

Sono tre i fascicoli aperti, al momento contro ignoti, con le ipotesi di reato di lesioni personali e istigazione al suicidio. Il procuratore capo Maria Cristina Rizzo ha ricevuto sul suo tavolo nel corso dei mesi altrettante querele (una nella giornata di ieri), a cui sono seguite le prime verifiche.

Sono state ascoltate le persone direttamente coinvolte nella vicenda, dunque sia i genitori che i figli. È stato, poi, acquisito il cellulare della presunta vittima e sono in corso gli accertamenti informatici per risalire all'eventuale tutor (la persona che in chat inciterebbe all’autolesionismo). Non solo, gli inquirenti intendono capire attraverso i controlli, se altri giovani possano essere caduti nella trappola tesa in rete. Un fascicolo d'indagine è stato aperto anche presso la Procura ordinaria.

Inoltre, altre cinque segnalazioni sono giunte dalle scuole e riguardano minori che avrebbero cercato di collegarsi su alcuni siti  "pericolosi" ed effettuato atti di autolesionismo. Infatti, i docenti avrebbero allertato il dirigente e successivamente si sarebbe chiesto l’intervento della polizia postale. Dopo i primi accertamenti, sarebbero stati informati i genitori del ragazzo e i Servizi sociali del Comune di appartenenza.

Tali ultimi casi, pervenuti attraverso una segnalazione scolastica, saranno probabilmente seguiti in ambito civile e non attraverso un'inchiesta penale. Verrà anzitutto redatta una relazione dal servizio sociale per comprendere se le lesioni riportate dagli studenti, siano da ricondurre ad una situazione di disagio più ampia e non strettamente riconducibile al "Blue Whale" (in lingua italiana Balena Blu).

Ad ogni modo, per tutelare la privacy del minore e della sua famiglia e per non interferire con le indagini, c'è il massimo riserbo sull'identità e la zona di provenienza delle presunte vittime.

Il Procuratore capo del Tribunale dei Minori, Maria Cristina Rizzo afferma a margine della vicenda : "L'allarmismo non serve, perché non siamo invasi da segnalazioni e occorre fare i dovuti accertamenti. Ad ogni modo, la soglia di attenzione verso il fenomeno del Blue Whale deve essere alta e sia genitori che gli insegnanti devono segnalare le condotte preoccupanti dei propri figli o alunni, a prescindere da esso. Naturalmente, adesso che i presunti casi di Blue Whale in tutta Italia sono saliti alla ribalta mediatica, si collegano con facilità certe situazioni di disagio al nuovo fenomeno, ma ripeto che bisogna lasciare da parte gli allarmismi".



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