SS. 275, il Consiglio di Stato dà ragione ad Anas: “poteva revocare l’appalto”

È stata pubblicata la sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato la decisione del TAR di Lecce circa la legittimità della revoca disposta da Anas di tutti gli atti del procedimento per l’affidamento dei lavori di ammodernamento della S.S. 275 Maglie-Leuca.

I giudici di Palazzo Spada avevano preso tempo. Non meno di un mese, per pronunciarsi sull’intricata storia della SS. 275, l’eterna «incompiuta» che, da anni, sta tenendo banco sulle pagine dei giornali del Salento.

Era stato l’avvocato Pietro Quinto a chiedere al Consiglio di Stato di valutare l’intera vicenda tenendo conto della causa di tutte le complicazioni successive: «Se nel 2012 Anas non avesse commesso le macroscopiche illegittimità accertate dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 3344/2014, l’aggiudicataria sarebbe stata l’Ati Matarreese e l’opera sarebbe in avanzato stato di esecuzione». E invece il raddoppio della Maglie-Leuca sembra un’utopia, un sogno irrealizzabile. Di mesi ne sono passati tre.

Questa mattina, infatti, è stata pubblicata la sentenza che ha confermato la decisione del Tar di Lecce circa la legittimità della revoca disposta da Anas di tutti gli atti del procedimento concorsuale per l’affidamento della progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di ammodernamento ed adeguamento della Maglie–Santa Maria di Leuca. La revoca del mega appalto per il raddoppio della statale era stata definita da Quinto una pietra-tombale, «un esempio di come non si debba programmare un’opera pubblica».

Insomma, secondo i giudici romani rientra «nella competenza dell’Anas la valutazione di merito circa l’inidoneità, per il lungo tempo trascorso, del progetto a suo tempo approvato, nonché della legittimità del procedimento concorsuale che già in passato era stato inciso dalla sentenza dello stesso Consiglio di Stato che aveva stigmatizzato le macroscopiche illegittimità commesse ai danni del raggruppamento Matarrese-Coedisal».

Nonostante il verdetto, due sono le questioni per Quinto per cui la sentenza può dirsi “satisfattiva”. La prima questione è che il provvedimento di revoca non ha rimesso in discussione l’opportunità dell’opera bensì la sua esecuzione secondo modalità di attuazione diverse.

«Questa censura – afferma l’avvocato – era stata espressamente sollevata nel ricorso d’appello proprio perché la motivazione del provvedimento di Anas sembrava addirittura rimettere in discussione “l’interesse pubblico attuale” e “l’attualità” dell’opera pubblica. Sul punto vi era stata una specifica censura, ma la precisazione che si legge nella sentenza del Consiglio di Stato e l’interpretazione giuridica del provvedimento di autotutela garantiscono comunque la fattibilità dell’opera».

«Il secondo aspetto – continua Quinto – si riferisce alla critica mossa nell’atto di appello riguardante l’affermazione di Anas secondo cui si sarebbe proceduto all’indizione di una nuova gara sulla base di un progetto esecutivo redatto da ANAS stessa».

«Tale statuizione era stata censurata per violazione delle procedure previste dal Codice degli Appalti riguardanti le opere strategiche che richiedono un articolato procedimento prima di arrivare alla definizione di un progetto esecutivo».

Il Consiglio di Stato, nel rigettare la censura, ha precisato – e ciò costituisce un vincolo per la successiva attività dell’Anas – che quella affermazione deve intendersi come “mera dichiarazione di intenti priva di alcuna lesività attuale”. Questo, secondo Quinto, significa che nella redazione ed approvazione del nuovo progetto dovrà essere rispettata la procedura stabilita dall’art. 161 del Codice degli Appalti con l’approvazione, quindi, di un progetto preliminare redatto attraverso un’Intesa fra Stato e Regioni nell’ambito del Cipe. Ciò quale presupposto per arrivare ad un progetto esecutivo condiviso.

Anas nelle scorse settimane ha presentato ai comuni interessati dal tracciato un’ipotesi di progetto per il secondo lotto, da Montesano Salentino al Capo di Leuca.

«Si resta in attesa della pubblicazione delle altre sentenze nei vari giudizi promossi avverso la medesima gara, ivi compresa la questione dell’azione risarcitoria promossa dall’ATI Matarrese-Coedisal in dipendenza della sentenza del 2014 che riconobbe il diritto di quel raggruppamento ab origine ad essere aggiudicatario dell’appalto. Circostanza questa che se fosse avvenuta avrebbe evitato tutte le conseguenze confluite nella revoca della gara e del nuovo procedimento per incominciare tutto daccapo».

L’eterna incompiuta

Sono passati più di vent’anni e tra lungaggini burocratiche, contenziosi, polemiche e ricorsi incrociati tra i protagonisti in campo, il progetto da 228 milioni di euro sembrava destinato a rimanere soltanto su carta. È persino difficile riuscire a riassumere la storia, lunga e travagliata, della strada statale 275, un tratto di ‘appena’ 43 chilometri finito spesso sulle prime pagine dei giornali anche per aver fatto da teatro a incidenti gravi, talvolta anche mortali. Ammodernare l’arteria era indispensabile per un territorio che vuole fare del turismo la sua punta di diamante e per chi ha invocato a gran voce più sicurezza.

Esempio emblematico dei controversi capitoli che sono stati scritti fin dagli anni novanta è il fatto che la SS275 sia finita nella relazione annuale del Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone presentata alla Camera dei Deputati. Nel discorso del numero uno di Anac che ha rimarcato come «l’onda lunga degli scandali e delle indagini giudiziarie faccia fatica ad arrestarsi» un passaggio non è passato inosservato: quando ha affermato, senza se e ma, che la vicenda della statale è paradigmatica di come non vanno gestite le commesse pubbliche.



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