Tap a Santa Domenica. Pecunia non olet, ma guai a svendere il Salento

Non cessano le polemiche da quando qualcuno ha fatto notare che sulle luminarie della festa di Santa domenica a Scorrano compariva la scritta TAP. Tutti contro tutti, ma come la mettiamo con le sponsorizzazioni Ilva, Italgest e colossi vari della cosè¬ detta energia pulita?

D’accordo, pecunia not olet ma c’è modo e modo di accettare sponsorizzazioni più o meno importanti. In un momento in cui il Salento combatte la sua battaglia contro il gasdotto (poiché ancora non è chiaro di chi sono i vantaggi e su chi ricadono i benefici di un’opera comunque impattante sul territorio) sarebbe stato meglio posizionare altrove l’acromico Tap. Perché metterlo proprio al centro delle luminarie, quei giochi di impalcature, luci e colori che come per la Festa di Santa Domenica a Scorrano vengono riprodotte ed esportate in ogni angolo del mondo? Sarebbe stato più elegante prevedere altre forme di pubblicità.

Ciò detto, la morale che qualcuno si permette di fare ai volontari del Comitato feste è più che strumentale perché quando il colosso Italgest aveva i piedi di ferro sono stati in tanti a fare la fila per bussare alla loro porta. Per non dire dell’Ilva che su tante emittenti del territorio ha lanciato le sue campagne pubblicitarie e altrettanti eventi ha sponsorizzato.
 
Per non parlare poi dei colossi delle cosiddette energie pulite che, a fronte di una devastazione del territorio, ogni tanto lasciano qualche mancia per feste o eventi di paese. La moralità è un vestito che si deve indossare sempre e non a piacimento. Non ci sono orchi buoni e orchi cattivi, a seconda di chi ne beneficia.
 
Gli antefatti della storia, sono noti a tutti: i promotori di uno degli appuntamenti più attesi del Sud Italia a fronte della sponsorizzazione incassata dalla Trans Adriatic Pipeline, avrebbero “imposto” ad una delle ditte costruttrici delle luminarie di apporre in bell’evidenza le 3 lettere TAP. Lo sdegno di tanti salentini contro gli organizzatori della festa padronale di Santa Domenica nella cittadina alle porte di Maglie si può condensare tutto in questo post che compare sul profilo facebook ufficiale dell’evento che accende, in tutti i sensi, l’estate salentina, mai come questa estate: «siete riusciti a rovinare una delle più belle feste del Salento! Vedere la sigla Tap sulle luminarie è uno schifo! Tutti i giornali del Salento stanno parlando di questa operazione commerciale vergognosa».
 

Senza contare poi, che il tutto si inserisce nel bel mezzo della battaglia che tutte le associazioni ambientaliste e tantissimi cittadini salentini stanno combattendo contro la realizzazione del gasdotto che dovrebbe portare gas naturale dall’Albania all’Italia, passando per la bellissima costa salentina, con il rischio di deturparla.
 
A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato il consigliere regionale del Partito Democratico, Sergio Blasi, anima e mente dell’altrettanto famosa e popolare «Notte della Taranta» che, in un comunicato stampa, ha declinato l’invito in protesta con l’accettazione da parte del Comitato feste della sponsorizzazione della multinazionale. Dal canto suo, il Comitato Feste non ci ha pensato due volte a ribattere ricordando l’impegno volontaristico dell’Associazione di Santa Domenica, la necessità di quei fondi, l’attacco strumentale dell’ex Sindaco di Melpignano, reo di non aver rifiutato il sostegno di Italgest e di Ilva alla Sua manifestazione. Insomma dicono da Scorrano: «l’Ilva è meglio della Tap? L’Italgest che voleva realizzare una centrale a bio masse è più buona della Tap?». In buona sostanza lo scontro si è trasformato in un muro contro muro di carattere politico. Tra i due litiganti il terzo cerca di chiarire la situazione: “La Fondazione La Notte della Taranta non ha mai ricevuto sponsorizzazioni da Tap e Ilva. Pertanto, le notizie diffuse in queste ore sono prive di qualsiasi fondamento" dichiara , l’attuale presidente della Fondazione Massimo Manera. "Per la vocazione che da sempre ha avuto e avrà  La Notte della Taranta, conclude Manera, escludo a priori ogni tipo di sponsorizzazione che non appartiene al nostro modello di sviluppo legato alla cultura e alla crescita sostenibile del territorio.”

Come orientarsi in questi casi? A chi dare ragione? C’è un prezzo a tutto? Si può comprare il consenso dei salentini o il loro favore con qualche sponsorizzazione di eventi, feste e sagre? Se la risposta è no, la risposta deve valere per tutto e per tutti. Se la risposta è sì, bisogna evitare di fare i finti moralizzatori e di scandalizzarsi. Oppure è possibile trovare una via di mezzo?  È possibile accettare contributi privati, necessari come non mai in questo periodo evitando di sostituire i simboli delle feste con i loghi delle multinazionali. Continuando in questo modo dobbiamo aspettarci qualche altro brand sui tamburelli di Torre Paduli, o sotto la colonna di Sant’Oronzo?