Unieuro chiude a Cavallino, da dicembre 37 lavoratori a casa

L’attività commerciale chiude e 37 lavoratori resteranno a casa. I dipendenti, intanto, scrivono una lettera alla stampa per diffondere la notizia e cercare di intraprendere un’attività per scongiurare questa ipotesi

E’ l’ennesima mazzata al già martoriato sud, dove la disoccupazione ha sforato di gran lunga ormai qualsiasi dato nazionale. Chiude Unieuro di Cavallino e 37 lavoratori saranno licenziati a dicembre con conseguente disagio economico per 37 famiglie. I lavoratori preparano la loro battaglia per salvaguardare il loro posto di lavoro e scrivono una lettera alla stampa per esprimere tutta la propria rabbia.

Questo il contenuto della nota inviata dai dipendenti dell’attività commerciale: “A farne le spese saranno 37 lavoratori e quindi 37 famiglie, che si vedranno costretti a inventarsi un altro lavoro, in una terra dove il lavoro non c’è. Eppure, nel dicembre del 2013 gli scenari sembravano essere altri; all’orizzonte essi apparivano scintillanti e provvidi di speranze per un ritrovato ottimismo: in quel dicembre infatti nasceva una holding company, Italian Electronics, che prendeva in proprietà SGM S.r.l. Marcopolo Expert e Unieuro S.r.l., materializzandosi così un vero e proprio colosso in Italia nel settore della distribuzione di prodotti elettronici di consumo, con eccellenti prospettive di crescita e forte di un fatturato consolidato di circa 1,4 miliardi di euro. Ma il tallone di Achille non si è fatto attendere: l’unione delle due aziende doveva fare i conti con il parco commerciale di Cavallino, dove vi sono due negozi, uno all’interno del centro commerciale (Marcopolo Expert.) e l’altro all’esterno di esso (Unieuro). Per tale problema però le rassicurazioni da parte dell’azienda erano state chiare: eventuali sovrapposizioni (non ultima quella di Cavallino) non avrebbero costituito alcun intralcio se i rispettivi negozi fossero stati auto-sostenibili, previo un ragionevole periodo di allineamento. Propositi tanto chiari quanto inaspettatamente disattesi. Infatti, in data 09/06/2014, l’azienda, riunita in assemblea plenaria con i dipendenti, presso il negozio Unieuro di Cavallino, è giunta alla determinazione di mettere il lucchetto al negozio Unieuro e nella stessa stretta pure le speranze di tante famiglie, che, da un prospettato ottimismo, si sono viste all’improvviso sprofondare nell’incubo della cassa integrazione a zero ore, senza una reale possibilità di reintegro, con all’orizzonte la certezza della mobilità e quindi della disoccupazione”.

La nota continua in questo modo: “Perdere il posto di lavoro oggi, purtroppo, significa entrare nel limbo dell’indigenza, dove la mancanza di possibilità e prospettiva priva i lavoratori e le famiglie non solo dell’impiego, non solo del reddito, ma di una cosa ben più grave e in-quantificabile: il diritto alla dignità, propria e dei propri figli. Siamo al Sud, nel pieno di una crisi smisurata, in un territorio martoriato da sempre, dove la disoccupazione tocca picchi da capogiro. Perdere un posto di lavoro qui, pesa cento volte di  più di un tragico licenziamento in altre aree geografiche.
Riteniamo, quindi, inaccettabile tale decisione, anche perché il nuovo colosso nazionale nella distribuzione di elettronica, che si fregia di numeri enormi e che punta alla quotazione in Borsa entro due anni, che vanta una sicura solidità di utili di bilancio  e che si prepara al lancio pirotecnico del nuovo brand mediante una massiccia campagna pubblicitaria, non può rinunciare a un presidio così strategico; piuttosto dovrebbe incoraggiare alla ripresa e all'auto-sostenibilità del negozio, utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione. A tal proposito richiamiamo l'attenzione  ad un articolo uscito su Hitech Magazine di Maggio 2014, dove il management, vantando rosee prospettive, dichiarava testualmente: “Bisogna essere i migliori di tutti. Il lavoro non manca e non mancherà. La nuova Unieuro, con il nuovo sito e con oltre 400 punti vendita in tutta Italia vuole raccogliere questa sfida. Giocando la sua partita per vincerla”.

I dipendenti terminano la lettera con un ancorato appello: “Facciamo, pertanto, istanza all'azienda affinché il negozio di Cavallino possa continuare ad essere in campo da protagonista, per vincere la sua partita. Chiediamo, inoltre, alla politica tutta di essere trasversalmente protagonista insieme a noi e alle nostre famiglie, contrastando in ogni modo l’impoverimento e l’esclusione sociale, creando condizioni di dignità, evitando di scaricare sul contribuente il gravoso onere della povertà indotta da discutibili scelte manageriali, riportando le imprese al dialogo costruttivo e alla responsabilità sociale”.