‘Nessuna associazione mafiosa’, le motivazioni del Riesame sull’Operazione Twilight

Nelle motivazioni dell’ordinanza, i giudici del Riesame ritengono insussistente ‘nel merito’ il 416 bis per Fabio e Stefano Persano, 49 e 43 anni, Giuliano Persano, 57 anni, di Lecce e il cugino Oronzo Persano, 58 anni.

"Gli indagati operavano in forma individuale al di fuori di qualsiasi contesto associativo". Nelle motivazioni dell'ordinanza, i giudici del Riesame ritengono insussistente "nel merito" il reato di associazione mafiosa per Fabio e Stefano Persano, 49 e 43 anni, Giuliano Persano, 57 anni, di Lecce e il cugino Oronzo Persano, 58 anni.
  
Il relatore Antonio Gatto afferma "occorre escludere che la presunta associazione foraggiasse i sodali detenuti: si trattava di una condotta, mal tollerata, posta in essere solo dai tre fratelli Persano e non da un sodalizio, nei confronti del solo Persano Oronzo per mero vincolo di parentela, senza ricevere alcuna contropartita in cambio da parte di quest'ultimo, del tutto al di fuori dal vincolo di appartenenza ad un gruppo". Riguardo i rapporti tra i fratelli Persano ed il cugino Oronzo, infine emergerebbe "la profonda riluttanza con la quale i tre, loro malgrado, provvedono ad assicurare i predetti aiuti economici a Persano Oronzo" Il giudice inoltre, ritiene inesistente, anche alla luce delle telefonate intercettate, "una cassa comune" facente capo al presunto sodalizio: l'illecita attività veniva effettuata con capitali propri, che venivano direttamente e personalmente consegnati nelle mani della singola vittima".
  
Riguardo la posizione di Oronzo Persano, (la Procura ritiene che avrebbe fatto da garante per il recupero crediti) il relatore, come già sostenuto dall’avvocato Gabriele Valentini in sede di discussione, specifica che "la sua appartenenza alla Sacra Corona Unita, non è mai stata certificata da una sentenza passata in giudicato".
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Francesco Spagnolo, Luigi Corvaglia, Ladislao Massari e Gabriele Valentini.
  
Ricordiamo che nei mesi scorsi, Il Tribunale del Riesame, Presidente Silvio Piccinno (relatore Antonio Gatto, a latere Anna Paola Capano) aveva annullato l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Cinzia Vergine su richiesta del pm Alessio Coccioli. Era stato inoltre disposto il dissequestro dei beni.
  
Gli indagati ( complessivamente 82 persone) rispondono a vario titolo ed in diversa misura dei reati di: associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa finalizzata a truffe e riciclaggio, usura aggravata, sfruttamento della prostituzione, sostituzione di persona, detenzione e spaccio, ricettazione, falso materiale.
  
Dalle denunce presentate da un imprenditore vittima di usura e dalle dichiarazioni rese da Alfredo Scardicchio, indagato che decise di collaborare dopo il suo arresto, nel 2011 prende corpo questo filone d’indagine. In particolare, questi avrebbe disvelato , secondo la Procura, le prime prove dell’esistenza di un gruppo mafioso, ricollegabile ai fratelli Persano e a loro cugino Oronzo Persano, attivo, tra l’altro, in materia di usura ed abusivo esercizio di attività finanziaria. Con le prime dichiarazioni di Scardicchio, si sono accertate le identità delle vittime che, con le loro dichiarazioni (20 denuncianti hanno contribuito a  scoprire il panorama criminoso e le connivenze anche di 6 funzionari di banca), hanno contribuito a individuare un’analoga corporazione mafiosa facente capo alla famiglia Caroppo, nome storico legato alla SCU e al clan denominato “Nisi – Caroppo”. Nel corso dell’indagine è emersa, inoltre, una frangia di tutto rilievo nel panorama leccese della SCU e cioè quella legata a Pasquale Briganti detto Maurizio e Luigi Sparapane (operante su Galatina), entrambi storici esponenti della criminalità organizzata.



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