È il quarto tentativo di suicidio a Borgo San Nicola, sventato solo grazie alla prontezza degli agenti della polizia penitenziaria. A lanciare l'allarme è Mimmo Mastrulli del Coordinamento Sindacale Penitenziario – Cosp . Un 34enne brindisino ha cercato prima di impiccarsi, poi di ferirsi con una lametta. Ieri, inoltre, un agente di Polizia penitenziari in servizio presso il carcere di Padova, si è tolto la vita sparandosi un colpo di pistola nel garage della sua casa
Proprio l’altro giorno in occasione della santificazione di Papa Giovanni Paolo II e Papa Giovanni XXIII, aveva destato commozione la chiacchierata informale tra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano e Papa Francesco nella quale la carica più alta della repubblica italiana aveva ringraziato il Santo Padre per aver telefonato a Marco Pannella chiedendogli di interrompere il pericolosissimo sciopero della fame che sta portando avanti i questi giorni il leader radicale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul delicato tema del sovraffollamento carcerario. Argomento che riguarda in maniera ancora più stringente il Carcere leccese di Borgo San Nicola, in cui ormai la sproporzione tra i posti disponibili e quelli effettivamente occupati ha raggiunto livelli di insostenibilità.
Solo il pronto intervento della Polizia Penitenziaria di Borgo San Nicola è riuscito a scongiurare il peggio. Ma sono i numeri a fare paura. Con il tentativo di suicidio di oggi, sale a quattro il numero di gesti estremi che si sono compiuti dietro le sbarre. Tutti e quattro in una sola settimana di tempo. A lanciare l’allarme è Mimmo Mastrulli del Coordinamento Sindacale Penitenziario – Cosp che, per l’ennesima volta e senza mai stancarsi si chiede che cos’altro potrà succedere se non intervengono le istituzioni centrali e regionali. L’ultimo caso risale alla tarda mattata di ieri, 28 aprile 2014 quando un detenuto 34enne si è stretto intorno al collo una corda. Avrebbe terminato di scontare la sua pena nel 2018. Non solo, l’uomo ha messo in atto un secondo gesto autolesionistico ferendosi e procurandosi lievi tagli all’avambraccio con una lametta.
Il Cosp ricorda che in Italia, i detenuti sono 59.738 di cui 57.210 uomini e 2.528 sono donne contro una capienza regolamentare di 46.338 di cui donne 2443; la Puglia vanta una popolazione detenuta di 3608 di cui 173 donne contro una capienza regolamentare di 2249 di cui 182 sono donne. Solo il Carcere di Lecce N. C mantiene inalterata una forza detentiva di 1.150 persone detenute di cui 80 donne un dato statistico che varia di giorno in giorno, contro una capienza regolamentare di 671 posti letto di cui 59 riservate per donne.
Secondo COSP è giunto il momento di iniziare ad aver il coraggio di dire basta alla Vigilanza Dinamica o, alle celle aperte nelle carceri, fino a quando non si completi il ristabilirsi il giusto numero degli Organici del Corpo a meno 12.000 unità in rapporto dei previsti 45.000 per D. legs. 22.3.2013,solo in Puglia per le continue dismissioni di personale di polizia tra quiescenze,riforme e passaggio ai sensi art. 75 in amministrazione civile dello Stato, mancherebbero 600 poliziotti di cui 100 donne.
In Puglia le Carceri più critiche e le discutibili Relazioni Sindacali con le Rappresentanze dei Poliziotti e del Comparto restano alte tra cui la disomogenea situazione di Lecce ma anche quella riscontrata a Foggia e Bari di cui il COSP sta già valutando rappresentanze esterne a breve sarà portata all’attenzione dei vertici Politici del Governo.
Nella giornata di ieri, inoltre, un agente di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Padova, si è tolto la vita sparandosi un colpo di pistola.È accaduto intorno alle 14.40 in via Rossini a Taggì di Sopra. La vittima, padre di tre figli, è morto sul colpo nel garage della propria abitazione. A dare l'allarme chiamando i Aarabinieri è stato il vicino di casa. Dai primi accertamenti sul posto da parte dei militari dell'Arma non sono stati rinvenuti biglietti lasciati dall'agente per spiegare le motivazioni del gesto estremo.
“Una tragedia senza un perché – commenta il segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Donato Capece – Ci stringiamo con tutto l'affetto e la solidarietà possibili al dolore indescrivibile della moglie, dei figli, dei familiari, degli amici, dei colleghi". Capece ammonisce: "una riflessione deve essere fatta sulla piaga dei suicidi tra i poliziotti. Cento casi dal Duemila ad oggi sono una enormità. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: l'istituzione di apposite convenzioni con centri specializzati di psicologi del lavoro in grado di fornire un buon supporto agli operatori di polizia – garantendo la massima privacy a coloro i quali intendono avvalersene – può essere un'occasione per aumentare l'autostima e la consapevolezza di possedere risorse e capacità spendibili in una professione davvero dura e difficile, all'interno di un ambiente particolare quale è il carcere, non disgiunti anche dai necessari interventi istituzionali intesi a privilegiare maggiormente l'aspetto umano ed il rispetto della persona nei rapporti gerarchici e funzionali che caratterizzano la polizia penitenziaria"