​Fallimento ‘Gallipoli calcio’: in sette finiscono sotto processo. Ecco i nomi…

Sono sette gli imputati per il fallimento del ‘Gallipoli Calcio’, avvenuto il 23 luglio di sei anni fa. Dovranno presentarsi innanzi ai giudici in composizione collegiale per l’inizio del processo. La decisione è maturata al termine dell’udienza preliminare, innanzi al gup.

Disposto il rinvio a giudizio per l'ex "storico" patron del Gallipoli calcio, Vincenzo Barba. La decisione è maturata al termine dell'udienza preliminare, innanzi al gup Antonia Martalò.  Sono sette gli imputati per il fallimento della società calcistica, avvenuto il 23 luglio di sei anni fa. Ora, dovranno presentarsi innanzi ai giudici in composizione collegiale per l'inizio del processo.
  
Oltre al petroliere sono stati rinviati a giudizio: il suo socio di maggioranza Antonio Barba; il Presidente del campionato di serie B 2009/2010, Daniele D’Odorico, 39 anni, originario di Moruzzo, in provincia di Udine; il padre Giovanni D’Odorico, 81enne di Udine che ricopriva il ruolo di amministratore; Giovanni Inguscio, 53enne di Matino;  Antonio Negro, 50 anni di Gallipoli; Emanuele Liaci, 49enne di Gallipoli. Queste tre persone erano i componenti del collegio dei sindaci. Vincenzo Barba è assistito dall'avvocato Andrea Sambati. A tutti gli indagati viene contestato dal sostituto procuratore Donatina Buffelli, il reato di bancarotta fraudolenta aggravata in concorso.
   
Dunque, distrazioni di quote dal capitale sociale, trasferimenti di somme di denaro per centinaia di migliaia di euro, prima di dichiarare il fallimento del Gallipoli calcio.
  
La data ritenuta "cruciale" dalla Procura per il destino della società calcistica gallipolina è quella del 25 giugno del 2009. Infatti, anche se il fallimento fu dichiarato, con sentenza della sezione commerciale del tribunale di Lecce, il giorno 23 luglio 2010, circa un anno prima fu adottata un'importante delibera assembleare.
  
La dirigenza jonica avrebbe ridotto il budget di sponsorizzazione della società del patron  da 1 milione e 400mila euro a soli 550 mila euro. La "differenza", quantificabile in 850 mila euro, sarebbe stata "spostata" nelle casse dell’ex presidente. Da qui, ipotizza la Procura, sarebbe iniziato il dissesto della società che non fu più in possesso dei requisiti per l’ammissione al campionato di serie B 2009/2010.
  
La società sarebbe stata comunque affidata ad un nuovo amministratore e ciò non avrebbe fatto altro che aumentare il già gravoso deficit. Da una cifra che si aggirava intorno ai 2 milioni e 600mila euro (nel dicembre del 2009) si sarebbe arrivati a circa sette milioni, alla data del fallimento, quando il Gallipoli Calcio era passato nelle mani dei D’Odorico. La dirigenza friulana, però, ritiene sempre la Procura, consapevole di una necessaria ricapitalizzazione del patrimonio sociale, non avrebbe convocato un’assemblea straordinaria. Infine, l’allora dirigenza giallorossa cominciò a "svendere" alcuni calciatori. Tra di essi, Francesco Di Gennaro, che aveva un valore di mercato di circa 750 mila euro, passò al Verona per soli 500 euro, nonostante la dirigenza jonica detenesse il 50% del cartellino.



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