​Ragazze costrette a vendere il proprio corpo per paura dei riti voodoo. Sette persone in carcere nell’Operazione Nigeria

Nuovi risvolti nell’operazione Nigeria. Il fascicolo è stato trasmesso alla Procura di Catania per competenza territoriale e nei giorni scorsi sono state eseguite sette ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Nei giorni scorsi, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, è stata data esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Catania, esecuzione curata da personale dei Carabinieri del ROS e dell’Arma territoriale di Lecce, Roma, Verona e Sassari.
  
I destinatari che rispondono di associazione finalizzata al traffico di esseri umani, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e plurime ipotesi di tratta di esseri umani, sono i nigeriani Joy Ewemande, 40enne residente a Castel d’Azzano (VR); Blessing Isibor, 26enne residente a Sassari; Evelyn John  31enne 1residente a Roma; Jacob Kennedy classe 1988 residente a Palestrina (Roma); Iyare Ovbiebo 42enne residente a Castel d’Azzano (VR); Vivian Onohio 39enne, residente a Castel d’Azzano (VR) e Loveth Ohnegbonwman 43enne residente a Roma.
  
Cinque degli indagati erano già stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, quando le indagini – avviate a spron battuto all’indomani del disperato racconto di una mamma che aveva denunciato il sequestro della figlia, portata via con la forza dal collegio in cui studiava, in Africa, ad opera di trafficanti  – avevano permesso di far luce su un sodalizio criminale dedito alla riduzione in schiavitù e tratta di ragazze destinate al mercato della prostituzione. Il provvedimento era stato emesso dal GIP del Tribunale di Lecce che poi, dichiaratosi incompetente ha trasmesso gli atti all’Ufficio GIP del Tribunale di Catania.
  
L’operazione Nigeria, come era stata soprannominata, aveva descritto con dovizia di particolari, anche cruenti, il viaggio verso l’Italia di queste ragazze, rapite nei villaggi vicini a Benin City o vendute dalla stessa famiglia, “piccole donne” che venivano soggiogate psicologicamente con il voodoo, trattate come bambole di pezza e costrette a prostituirsi fino a quando non avessero saldato il debito contratto con i loro aguzzini. Toccata la terraferma, le poverette finivano nelle mani delle Madame  ex prostitute che avevano fatto carriera nell’organizzazione criminale che, non lesinando violenze e intimidazioni, le avviavano all’attività di meretricio.
  
L’ordinanza accoglie i risultati dell’articolata del R.O.S. e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce.