Non è certo che gli imputati fossero a bordo del treno che trasportava i tifosi giallorossi. Lo stesso mezzo di locomozione che, dopo la partenza dalla stazione Roma Termini, fu bruscamente bloccato col freno d’emergenza. Pertanto, occorrerà sentire il Vice Questore Aggiunto e il Sovrintendente che all’epoca dei fatti identificarono gli accusati. Ma andiamo con ordine. All’udienza di ieri mattina sono stati ascoltati due testimoni della difesa, i quali avrebbero clamorosamente escluso che alcuni degli imputati si trovassero a bordo di quel treno. Delle deposizioni in contrasto con quelle rese alla scorsa udienza da un agente della Polfer.
In particolare, i testi hanno riferito che dopo aver assistito alla partita Roma-Lecce, disputata allo stadio Olimpico della capitale il 30 ottobre di quasi cinque anni fa, salirono a bordo degli autobus riservati alla tifoseria giallorossa per essere trasportati alla stazione termini ove avrebbero dovuto prendere il treno delle 23:30 in direzione Lecce. Lì, furono improvvisamente fermati dalla Polizia poiché ritenuti responsabili del lancio di alcuni petardi all’interno dello stadio durante la partita. Condotti in Commissariato e identificati arrivarono tardi in stazione. La biglietteria era chiusa, cosicché tentarono di comprare il biglietto ferroviario presso una rivendita automatica. Nel frattempo, però, il treno stava per partire con a bordo altri centinaia di amici ultras. Tale circostanza indusse diversi tifosi a salire comunque a bordo senza biglietto, ma la Polfer li fece scendere dal treno.
Si creò un po’ di confusione. Sia per il ritardo nella partenza, sia perché gli agenti fecero scendere i loro amici senza biglietto. In quell’istante le porte del treno si chiusero e il convoglio iniziò a muoversi allorquando la corsa venne bruscamente interrotta da ignoti viaggiatori che avevano azionato il freno d’emergenza. Gli agenti della Polfer notarono uscire quattro giovani tifosi del Lecce da uno scompartimento in tutta fretta per poi accomodarsi in quello adiacente. Tale movimento insospettì gli agenti, che dopo aver accertato che il freno d’emergenza dello scompartimento da cui erano fuoriusciti i quattro tifosi ultras fosse sprovvisto del relativo sigillo di piombo, decisero di fermarli. Dopo averli fatti scendere (visto che il treno era ormai bloccato), li consegnarono alla Polizia in servizio sulla banchina per la successiva identificazione.
Sta di fatto che oltre ai quattro accusati altri venti tifosi giallorossi furono accompagnati in Commissariato per la relativa identificazione ai fini della notifica del divieto, da parte del Questore di Roma, di accedere alle successive manifestazioni sportive (DASPO). Quanto riferito dai testi all’udienza di ieri, dunque, smentisce la versione dell’accusa e apre seri dubbi sull’esatta individuazione e identificazione dei soggetti all’epoca fermati – ed oggi imputati – del reato di interruzione di pubblico servizio. Per tale ragione, il Tribunale di Roma ha ordinato l’audizione testimoniale all’udienza del prossimo 14 ottobre, di chi ebbe ad eseguire quella identificazione, nella quale gli avvocati Sergio Santese, Giuseppe Milli e Maurizio Memmo, del foro di Lecce potranno controesaminare tali nuovi testimoni.