Avrebbe palpeggiato due ragazzine durante un casting e il direttore di Radio Queen è stato condannato a 2 anni e 10 mesi. Al termine del processo con rito abbreviato, il Gup Cinzia Vergine ha ritenuto Amedeo Calogiuri, 65enne originario di Lizzanello, ma residente a Lecce, colpevole del reato di violenza sessuale. Il giudice ha disposto, inoltre, l'interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e alla amministrazione di sostegno. Infine, la condanna al risarcimento del danno in favore di ciascuna parte offesa, quantificato in 1.000 euro ciascuna e nell'acquisto per ulteriori 2.000 euro "di libri e film sulla storia ed il pensiero delle donne". In precedenza, il pubblico ministero d'udienza Antonio Negro aveva chiesto una condanna a 3 anno e 6 mesi. Invece, il legale di Calogiuri, l'avvocato Francesca Conte aveva chiesto l'assoluzione. Le due vittime della presunta violenza si sono costituite parte civile con gli avvocati Maria Cristina Caracciolo e Benedetto Scippa.
In una precedente udienza preliminare, il gup Alcide Maritati aveva emesso un'ordinanza e restituito gli atti del processo al pubblico ministero. Il giudice, infatti, dopo avere ascoltato le parti, non aveva ravvisato l'esistenza del reato di violenza sessuale, ma quello di abuso della condizione di disagio psichico delle presunte vittime. Il pm ha successivamente riformulato il capo d'imputazione e si è giunti all'odierno processo sempre con l'accusa di violenza sessuale.
Amedeo Calogiuri è a capo da molti anni della storica emittente salentina Radio Queen. L'inchiesta venne aperta dal sostituto procuratore Carmen Ruggiero in seguito alla denuncia presentata da due giovani ragazze nel 2011 . Una di esse raccontò agli uomini della squadra mobile di Lecce che, durante un provino, in vista della manifestazione "Euro Miss Mediterranea" organizzata da Calogiuri, (giornalista ma anche organizzatore di eventi di grande risonanza mediatica come "il Sallentino") venne "importunata" dall'uomo.
Il direttore dell'emittente salentina, cogliendola di sorpresa, le avrebbe palpeggiato prima il seno e poi il sedere. Subito dopo, si sarebbe giustificato affermando che era una prassi del "settore", al fine di ottenere spazio agli eventi ed a questa "regola" anche lei doveva sottostare.
Poco tempo dopo, il magistrato inquirente ordinò agli agenti della Squadra mobile una perquisizione domiciliare in casa del direttore, emanando un decreto di sequestro. Le indagini si soffermarono sull'analisi di vari oggetti: computer, macchine fotografiche, supporti informatici e venne anche nominato un consulente per accertare la "natura" del materiale sequestrato.
