Avrebbero richiesto una somma di denaro, per intercedere nel rilascio delle concessioni di invalidità civile? Cade l’accusa, al termine del processo a carico di un legale ed altri due imputati.
I giudici della seconda sezione collegiale (Presidente Pietro Baffa) hanno assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste”, l’avvocato Ivan Feola, 42enne leccese. È difeso dai legali Tommaso Stefanizzo ed Ester Nemola, un tempo è stato assistito dal compianto avvocato Angelo Pallara, stroncato da un infarto il 23 maggio del 2015. Conclusosi il processo, Ivan Feola sostiene che in qualità di avvocato crede fermamente nella giustizia ed esprime grande soddisfazione per la sentenza odierna, al termine di un processo che l’ha visto finire sul banco degli imputati.
Il collegio giudicante ha assolto con formula piena anche Antonio Vantaggiato, 53enne di Lizzanello, collaboratore amministrativo in servizio presso il dipartimento medico legale della Asl di Lecce e segretario della commissione invalidi civili e Paola Marando, 49enne leccese. Sono assistiti dagli avvocati Luigi Covella e Mariangela Calò.
In precedenza, anche il pm Alessandro Prontera ha chiesto l’assoluzione per tutti e tre gli imputati. L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore Antonio Negro.
Le indagini sono state condotte dai militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. I militari hanno acquisito presso la sede dell’ex ospedale “Vito Fazzi”, anzitutto i verbali della commissione medica della Asl. I finanzieri hanno eseguito accertamenti anche presso il centro medico legale dell’Inps.
Vantaggiato (in qualità di pubblico ufficiale) e Feola rispondevano di “istigazione alla corruzione attiva propria”. Avrebbero, secondo l’accusa, sollecitato una donna a consegnare in diverse tranches la somma di denaro di circa 1.200 euro, per avere “da medici compiacenti” certificazioni false. Ciò avrebbe permesso, sfruttando il ruolo di segretario della commissione ricoperto da Vantaggiato, di ottenere per la signora il riconoscimento di una percentuale di invalidità maggiore. I fatti si sarebbero verificati fino a luglio del 2012.
Nell’altro episodio contestato dalla Procura, Vantaggiato e Morando rispondevano anche di “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio” e “falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici”. Il funzionario avrebbe ricevuto dalla signora una somma di denaro per alterare il verbale della commissione d’invalidità dell’Asl, “riportando codici Icd incongrui rispetto alla diagnosi e la percentuale di invalidità del 70 per cento di cui la Morando non poteva beneficiare”. In questo caso, i presunti reati sarebbero stati commessi fino al gennaio del 2012.
Accuse cadute, in alcuni casi già in fase d’indagine e poi al termine dell’istruttoria dibattimentale.