Avvocati copioni, in 70 non ci stanno a pagare 11mila euro e chiedono ‘la messa alla prova’

Settanta avvocati copioni hanno fatto opposizione al decreto penale di condanna che prevedeva una pena pecuniaria di 11mila euro. Hanno chiesto, invece, la sospensione del provvedimento e l’accoglimento di messa alla prova.

Copiare durante un concorso pubblico è un reato che costa caro: ben 11mila euro. Tanto dovranno pagare gli aspiranti avvocati, accusati di aver consegnato, durante la prova scritta del dicembre 2012 per il conseguimento dell'abilitazione all'esercizio della professione forense, un elaborato “fotocopia”, talmente identico che non accorgersene sarebbe stato impossibile. Tant’è che la Corte di Appello di Catania, incaricata della correzione delle verifiche dei candidati del distretto di Lecce, che comprende anche Brindisi e Taranto, ne rispedì al mittente 103. Il risultato? Compiti annullati e riflettori della giustizia accesi.
  
Mentre ancora riecheggia l’eco di quella storia da alcuni definita uno «scandalo», da altri «prassi», 70 aspiranti avvocati hanno deciso, attraverso i propri avvocati, di opporsi al decreto penale di condanna che prevede la pena pecuniaria in alternativa al carcere che, per delitti di questo tipo, oscilla dai tre mesi ad un anno. Ai “copioni”, infatti, era stata contestata la violazione dell'articolo 1 della legge 475 del 1925, che punisce chiunque "utilizzi elaborati non propri". Una vecchia legge d’epoca fascista che da più di novant’anni punisce chiunque incappi nel reato di falsa attribuzione di un lavoro altrui. E poco importa se durante la prova era stato preso “spunto” da Internet consultando siti specializzati, o copiato alla lettera un elaborato già pronto e inviato via whatsapp.
  
Insomma, in 70 non ci stanno e assiti – tra gli altri – dagli avvocati Cristiano Solinas, Luigi Rella ed Anna Inguscio hanno deciso di chiedere la sospensione del provvedimento e l'accoglimento della cosiddetta "messa alla prova" che, in poche parole, consiste in un periodo di lavori di pubblica utilità. Se venisse accolta, si configurerebbe l'estinzione del reato e gli aspiranti avvocati potrebbero partecipare al concorso pubblico.
  
La prima udienza è fissata il 2 dicembre, innanzi al giudice monocratico Silvia Saracino. 



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