Calci e pugni ad un operaio di Surbo per rubargli l’auto: ‘Puntina’ condannato a 4 anni

Il collegio delle prima sezione penale ha inflitto una pena di 4 anni nei confronti di Gianluca Negro di Surbo, soprannominato Puntina, che risponde di rapina in concorso aggravata da lesioni personali. Gli altri imputati invece sono stati già condannati con il rito abbreviato.

Arriva la sentenza di condanna anche per l'ultimo imputato del processo sulla rapina ad un operaio 30enne di Surbo. Il collegio delle prima sezione penale (Presidente Gabriele Perna) ha inflitto, nel processo con rito ordinario, una pena di 4 anni di reclusione nei confronti di Gianluca Negro di Surbo, soprannominato “Puntina” (da cui prende in nome l’operazione condotta dagli agenti della Polizia).  Puntina risponde di rapina in concorso aggravata da lesioni personali.
  
I giudici hanno anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura in merito alle dichiarazioni rese in aula dall'operaio per presunta "falsa testimonianza". Oggi prima della discussione è stata, difatti, ascoltata la vittima del pestaggio che ha riferito di essersi incontrato casualmente con i suoi aggressori. Dunque, non sarebbe stato deliberatamente bloccato dal gruppo di surbini per poi essere rapinato (come raccontato inizialmente ai poliziotti). 
  
Inoltre, ha detto di non essere stato aggredito da Gianluca Negro, poiché l'imputato sarebbe rimasto in macchina. Questa versione dei fatti era emersa già nella seconda denuncia dell'operaio (nella prima, invece, avrebbe affermato il contrario ). Il pubblico ministero Giovanni Gagliotta aveva invocato una condanna a 6 anni e 6 mesi. Il difensore di Negro, l'avvocato Pantaleo Cannoletta, aveva chiesto l'assoluzione per il proprio assistito, anche sulla scorta delle contradditorie dichiarazioni della vittima rese in aula.
  
Gli altri imputati sono stati giudicati con il rito abbreviato, il 7 aprile scorso. Il gup Michele Toriello ha inflitto la pena più severa a Cristian Cito, 26enne di Surbo, difeso dall'avvocato Antonio Savoia, condannandolo a 3 anni di reclusione per rapina aggravata. Il giudice ha anche disposto il pagamento di una multa di 500 euro e l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
  
Giovanni Negro 27 anni, anch'egli surbino, difeso dall'avvocato Pantaleo Cannoletta; Cristian Lazzari, 32anni, Luca Cesaria, 21anni anch'egli di Trepuzzi, legale Giordano Bacile Di Castiglione e Carlo Coviello 38 anni, difensore Marco Pezzuto sono invece stati condannati a 10 mesi ciascuno per lesioni personali. Per questi ultimi due è stata anche disposta la sospensione condizionale della pena.
  
Il fatto da cui è nata quest’operazione investigativa risale a metà maggio dello scorso anno, quando, intorno alle ore 22.30, il personale della Sezione Volanti è intervenuto presso l’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce in cui era arrivato un uomo che era stato vittima di una rapina. Ai poliziotti, ha inizialmente raccontato che, mentre si trovava a Surbo a bordo della propria auto (una “Mercedes Classe B”) insieme ad un conoscente, è stato affiancato e fermato da un gruppo di giovani che viaggiavano a bordo di due auto: una “Fiat 500” verde pastello dalla quale sono scese quattro persone e una “Audi A4 SW” nera dalla quale ne sono scese altre due. Questi ultimi, dopo aver aperto la portiera dell’auto con la forza, hanno fatto scendere la vittima e, quindi, uno dei quattro a bordo della Fiat 500, armato di pistola, lo ha colpito al capo; successivamente, gli aggressori avrebbero infierito contro la vittima con calci e pugni su tutto il corpo.
  
I sei, successivamente, si sarebbero allontanati con le proprie auto e con quella della vittima ( il quale, soccorso da un amico è stato condotto in ospedale, dove gli è stata diagnosticata una ferita lacero contusa alla testa e vari ematomi per tutto il corpo). Decisivo per la credibilità della denuncia è risultato l'esame di una serie di filmati relativi a impianti di videoregistrazione.

Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, Gianluca Greco ha dichiarato di avere avuto un incontro fortuito con l'operaio. Decise, dunque, spalleggiato dagli amici, di dargli una "lezione", poiché questi molestava la sua ex moglie. Versione ritenuta evidentemente credibile, sia dalla Procura che dai giudici del processo con rito abbreviato e ordinario. 
 



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