Ex capitano dei vigili di Nardò copriva una assistente “assenteista”? Arrivano due condanne

Per entrambi è stata disposta la sospensione della pena, ma per l’assistente anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Condannati per truffa aggravata.

Arrivano due condanne al termine del processo su alcuni episodi di presunto assenteismo di una vigilessa, “coperta” dal Capitano della Polizia Locale di Nardò, oramai in pensione.

Il collegio della seconda sezione collegiale (Presidente e relatore Fabrizio Malagino) ha condannato a 1 anno per truffa aggravata ai danni dello Stato: Nicola DellAngelo Custode, 68 anni di Nardò e ad 1 anno e 6 mesi, Maria Antonietta Carriero, 54enne, di Arnesano, per lo stesso reato ma anche per peculato. Per entrambi è stata disposta la sospensione della pena, ma per la Carriero anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Inoltre, il collegio ha disposto l’assoluzione per il reato di falso ideologico e per una ipotesi di truffa.

Il pm Paola Guglielmi, al termine della requisitoria ha invocato l’assoluzione per entrambi.

Dell’Angelo Custode è difeso dagli avvocati Luigi Corvaglia e Tommaso Valente; la Carriero dal legale Stefano De Francesco. Il collegio difensivo, una volta depositate le motivazioni della sentenza presenterà ricorso in Appello.

L’inchiesta coordinata dal pubblico Ministero Emilio Arnesano, prese il via da un esposto anonimo recapitato al Comando dell’Arma dei Carabinieri di Nardò, a seguito del quale i militari hanno effettuato dei servizi di osservazione, controllo e pedinamento, anche mediante l’ausilio di sistemi di videosorveglianza. Finché dalle immagini immortalate e registrate dalle telecamere non si sarebbe accertata, la fittizia presenza in servizio della Carriero, con il concorso di Dell’Angelo Custode. Quest’ultimo, mediante lindebito utilizzo del badge elettronico della donna – nelle occasioni in cui prendeva e finiva il servizio – avrebbe attestato falsamente la presenza dell’assistente, anche dichiarando il falso, come sarebbe emerso dalla documentazione cartacea acquisita.

L’obiettivo di tali condotte? L’indebita corresponsione delle spettanze salariali previste.

Diciassette gli episodi “incriminati”, tra ottobre e dicembre del 2015. La Procura contestava poi alla Carriero di avere falsamente attestato il completamento dell’orario di lavoro nei primi giorni di febbraio scorso. La stessa assistente era anche accusata di avere utilizzato l’autovettura di servizio per scopi privati, in tre occasioni, tra maggio e giugno sempre del 2016.



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