Nigeriana costretta a prostituirsi per pagare la sua libertà, condannati gli “aguzzini”

Era stata costretta a vendere il proprio corpo per riscattare la sua libertà, ma la ragazza nigeriana si era ribellata facendo arrestare i suoi aguzzini che oggi sono stati condannati nel processo con il rito abbreviato.

La promessa di un lavoro da parrucchiera, la speranza di trovare fortuna lontano dal suo paese e l’incubo vissuto dopo che aveva lasciato il suo villaggio in Africa carica di sogni e speranze: una giovane ragazza nigeriana era stata costretta a prostituirsi sulle strade di Lecce, ogni giorno. Non solo, doveva consegnare il denaro guadagnato vendendo il suo corpo ai suoi aguzzini, fino a quando non avrebbe raggiunto il prezzo del suo “riscatto”. 25mila euro tanto avrebbe dovuto “pagare” per riavere la libertà e quel permesso di soggiorno che le era stato promesso. Ma la donna si è ribellata con coraggio e sfidando la sua cultura e la paura dei riti voodoo con cui era stata legata ha fatto arrestare i suoi “prigionieri” a cui oggi è stato presentato il conto con la giustizia che devono pagare.

Le condanne

I suoi connazionali – accusati a vario titolo di estorsione, rapina, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione – sono stati condannati. Idahosa Stefy Ewere, la donna che conoscendo le sue condizioni le aveva promesso un futuro diverso, dovrà scontare 6 anni e 8 mesi. Mathew Ndidi, 6 anni e Lawrence Oduware 3 anni e 4 mesi.

La sentenza è stata emessa dal gup Cinzia Vergine al termine del processo con rito abbreviato. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Alessandro Stomeo e Diego Cisternino.

Una storia triste che, almeno in questo caso, si è conclusa con un riscatto. La ragazza  che era stata picchiata selvaggiamente per non parlare, lo ha fatto nonostante era stata sottoposta a un rito voodoo, che avrebbe comportato la sua morte in caso di “disobbedienza”. Ritorsioni che si sarebbero abbattute anche sulla sua famiglia.