Una sentenza di grande significato per tutti coloro che si sono trovati a fare i conti con conseguenze – spesso anche gravi – dovute ad un intervento chirurgico “non conforme”.
Con sentenza n. 2929 pubblicata il 03.06.2015, il Tribunale di Lecce, in persona del giudice dott.ssa Katia Pinto, ha condannato la Asl Lecce a risarcire una signora leccese di 82 anni, assistita dal team legale di Codici Lecce con l'avv. Giovanni De Donno, “per danni conseguenti a colpa professionale medica e omesso consenso informato, a seguito di un intervento chirurgico effettuato in modo assolutamente difforme rispetto alla tecnica consolidata”.
Il Tribunale ha giudicato l’esistenza dei presupposti per l'addebito di responsabilità dell’Azienda Sanitaria di Lecce per i danni procurati dall'errata scelta medica, cui si aggiungerebbe anche l'omessa informazione della paziente.
I fatti sono dettagliati dagli avvocati della signora: nel 2002 la donna, all'epoca 69enne, mentre percorreva il piazzale Livorno in Lecce, cadde rovinosamente a causa di una buca.
Trasportata presso l'Ospedale “V. Fazzi” di Lecce, i medici del reparto di Ortopedia le hanno diagnosticato una lussazione al gomito destro e di radio e ulna sull'omero, con “frattura diastasata del capitello radiale dell'apice del processo coronoide” e hanno proceduto alla riduzione della lussazione e applicazione del gesso. Ma i dolori non passavano così la signora è stata successivamente sottoposta ad intervento di asportazione del capitello radiale con impianto di protesi metallica di capitello cementata. Nonostante tutto, i disturbi continuavano e pertanto la paziente è stata nuovamente ricoverata e sottoposta ad ulteriore intervento chirurgico con rimozione della protesi.
La consulenza peritale di parte ha voluto dimostrare oltre ad una genericità del consenso informato prestato, risultato ai consulenti privo di specificazioni, errori di scelta e di esecuzione delle prestazioni che avrebbero procurato un danno permanente alla paziente.
Il consulente medico-legale del Giudice ha, poi, confermato, a carico della malcapitata, un maggior danno biologico da invalidità permanente scaturito da malpractice medica.
Un iter giudiziario durato circa otto anni, che trova una conclusione con sentenza che, se pur non ancora passata in giudicato, vuole rendere giustizia. “Questa sentenza – evidenzia l'avv. Stefano Gallotta, segretario di Codici Lecce – rappresenta solo uno dei troppi casi di malpractice medica ma se ne ritiene importante la pubblicazione in quanto offre spunti di riflessione importanti sulle possibili conseguenze del concorso tra scelte mediche sbagliate e assenza di un effettivo consenso informato. In quanto associazione a tutela dei diritti del cittadino stiamo portando avanti da anni la campagna “Indigniamoci” a tutela dei diritti dei malati, al fine di fare chiarezza, a livello locale e nazionale, sui singoli casi e rendere giustizia alle vittime”.
