Denaro e marche da bollo sottratti dall’ufficio, ex dipendente della Provincia condannata a 6 anni

Le ‘sottrazioni’ di contante e valori bollati sarebbero cominciate all’inizio del 1999, protraendosi per ben 5 anni. Inoltre, la 66enne di Corsano, Lucia Chiarello, avrebbe falsamente attestato l’esistenza di causali di prelievo.

Si sarebbe appropriata di denaro e marche da bollo, così per una ex dipendente della Provincia è arrivata una pesante condanna.
 
Il collegio della prima sezione penale, Presidente Gabriele Perna ha inflitto una pena di sei anni, alla 66enne originaria di Corsano, Lucia Chiarello.
 
Il pubblico ministero Giovanni Gagliotta aveva invocato una condanna a quattro anni e dieci mesi, con le accuse di peculato e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.
 
Riguardo la prima ipotesi di reato, il collegio giudicante ha condannato l'imputatat, all'epoca dei fatti dipendente della Provincia, a sei anni, mentre, per la seconda,  è stato assolta per prescrizione dei termini.
 
Alla richiesta della pubblica accusa, il difensore della Provincia, l'avvocato Fabio Patarnello, al momento della costituzione di parte civile, aveva chiesto un risarcimento di 200.000 euro. Invece, il legale di Lucia Chiarello, l'avvocato Francesca Conte, ne aveva chiesto l'assoluzione per "non aver commesso il fatto".
 
Le "sottrazioni" di contante e valori bollati, sarebbero cominciate più di 15 anni fa, all'inizio del 1999, protraendosi per ben cinque anni.
 
L'impiegata, sfruttando illegalmente il proprio ruolo, ogni anno si sarebbe impossessata di grosse somme di denaro; da un minimo di 8.000 euro ad un massimo di circa 30.000 euro, per un valore complessivo di circa 70.000 euro.
 
Secondo l'accusa inoltre, la 66enne del piccolo comune del Capo di Leuca, avrebbe falsamente attestato, negli appositi registri dei valori bollati e del denaro, l'esistenza di causali di prelievo e infatti le indagini sono partite dalla denuncia di una collega d'ufficio della Chiarello,che si era accorta di irregolarità sul registro.
 
Dagli accertamenti condotti dagli uomini della Procura Generale, questa documentazione, sarebbe risultata falsa o fasulla. Il giudice ha però applicato la prescrizione, in merito a questo capo d'accusa, assolvendo l'imputato.

Il giudice, per la donna, ha disposto anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici



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