Il patrimonio apparterrebbe a Salvatore Buccarella, storico capo della criminalità organizzata. Il provvedimento – emesso dal Tribunale di Brindisi e avallato dalla Suprema Corte di Cassazione, trae origine dalla proposta del Direttore della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce. I dettagli dell'operazione sono stati illustrati stamattina nel corso di una conferenza stampa.
Gli uomini della Sezione Operativa di Lecce della Direzione Investigativa Antimafia, in queste ore, hanno confiscato, in via definitiva, beni per 2,5milioni di euro a Salvatore Buccarella, storico boss della “Sacra Corona Unita” che, benché detenuto dal 1988 con fine pena mai, è tutt’ora al vertice dell’omonimo clan attivo nei territori di Brindisi e Tuturano . Il provvedimento – emesso dal Tribunale di Brindisi ed avvallato dalla Suprema Corte di Cassazione – è partito a seguito della proposta della misura di prevenzione patrimoniale, inoltrata al Tribunale di Brindisi, dal Direttore della Dia, Arturo De Felice, il quale stamattina ha illustrato i dettagli dell’operazione nel corso di una conferenza stampa.
I beni sottoposti a confisca, intestati al padre e alla sorella del boss – anch’essi destinatari dell’odierno provvedimento e già condannati con sentenze irrevocabili quali partecipi dell’associazione mafiosa capeggiata dal loro congiunto – nonché ad altri parenti, ed in parte addirittura agli originari proprietari, sono: 850 mq. della famigerata “Masseria Buccarella”, sita in contrada Santa Teresa di Tuturano; 22 fondi agricoli, per complessivi 50 ettari; un villino di 7 vani, sito a Tuturano; due abitazioni in contrada Colemi a Tuturano; un’abitazione di 5 vani, sita a Torre San Gennaro, marina di Torchiarolo (BR);
Le indagini, particolarmente complesse e svolte secondo un’impostazione tecnico argomentativa non consueta, hanno consentito di rilevare che il ruolo di assoluto vertice assunto nell’ambito criminale dalla famiglia Buccarella ha comportato l’accaparramento e la disponibilità di ingentissime disponibilità finanziarie – sovrabbondanti e distoniche rispetto alle risorse lecitamente attribuibili agli interessati – provento delle numerose attività illecite poste in essere dall’associazione, in gran parte riversate al capo riconosciuto ovvero ai suoi più stretti familiari, che sono state reinvestite, principalmente nel periodo 1988 ‑ 1995, in acquisizioni immobiliari, specie in terreni, che, proprio per la posizione egemonizzante dei Buccarella nell’hinterland brindisino, zona da anni sotto il loro stretto controllo e dove il loro nome sicuramente incute timore, hanno consentito alla famiglia Buccarella di rilevare molti terreni con scritture private mai formalizzate.
L’operazione odierna della Sezione di Lecce conferma l’attenzione che anche in questo territorio viene tenuta dalla Direzione Investigativa Antimafia che solo nell’ultimo anno ha sottratto alle organizzazioni mafiose circa 40 milioni di euro.
