Donne ridotte alla schiavitù e costrette a prostituirsi. Arrestati tre bulgari

Nelle ultime ore il Nucleo Operativo della Compagnia carabinieri di Maglie ha proceduto con l’arresto e il fermo di tre cittadini bulgari accusati dei delitti di riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione.

Compravano alcune loro connazionali dal loro Paese, le facevano venire in Italia e le riducevano in un vero e proprio stato di schiavitù, facendole prostituire per tutta la giornata per una cifra non superiore ai 30 euro. Con le accuse di riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione, sono stati fermati ed arrestati tre cittadini bulgari che avevano articolato un’intensa rete di attività illegale mirata allo sfruttamento di alcune ragazze dalle quali riuscivano a guadagnare almeno 250 euro a testa.

L’operazione, denominata Robinia (letteralmente schiava nella traduzione dal bulgaro), è stata condotta negli scorsi giorni dai militari della Compagnia dei Carabinieri di Maglie sotto le direttive del Capitano Luigi Scalingi e del tenente Rolando Giusti. Il 12 ed il 13 ottobre 2014, i militari, a conclusione di una articolata attività di indagine, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Lecce e del P.M. Dott.ssa Carmen Ruggiero, hanno arrestato in flagranza di reato, prima Emiliya Georgieva, 38enne bulgara e, poi, hanno sottoposto al fermo per poi arrestarli, il marito della donna, Tsvetanov Tsvetan, 40enne bulgaro e Aleksandar Georgiev, 27enne bulgaro.

I tre, si sono resi responsabili di riduzione in schiavitù, in concorso, commesso nei confronti di S.N., 33enne sempre bulgara, e di sfruttamento della prostituzione commesso nei confronti di altre tre connazionali di età compresa tra i 19 e i 33 anni. L’operazione nasce nei primi giorni del mese di settembre quando, durante i consueti servizi perlustrativi sono state notate quattro giovani donne che esercitavano attività di prostituzione lungo la strada che collega Maglie a Collepasso. A seguito dei servizi di osservazione predisposti nei giorni successivi, si riescono ad identificare le auto degli uomini che la mattina accompagnavano le ragazze nel luogo in cui svolgevano la loro attività e la sera andavano a riprendersele.

Si avvia così un’attività tecnica di intercettazioni telefoniche ed ambientali che trova il suo riscontro effettivo pochi giorni dopo, quando i Carabinieri di Gallipoli fermano per un controllo alcuni bulgari, tra cui una delle donne sfruttate, S.N. Quest’ultima coglie immediatamente l'occasione per denunciare il fatto di essere stata comprata qualche giorno prima in Bulgaria da parte di tre bulgari per circa 800 euro e poi di essere stata costretta a prostituirsi nel Salento. Il giorno della denuncia la donna è stata affidata ad una casa protetta, con la collaborazione dei centri antiviolenza attivi in zona. La rete di conoscenze nella comunità bulgara e l’utilizzo di alcuni social network, però, ha permesso ai tre aguzzini, che avevano acquistato la donna, di scoprire che la mattina del 12 ottobre S.N. sarebbe partita per la Bulgaria. Considerandola a tutti gli effetti un "oggetto di loro proprietà" sottratto al loro possesso, i tre hanno deciso di organizzarsi per andarsela a riprendere.

La mattina del 12, infatti, i Carabinieri hanno predisposto un servizio a Lecce ed effettivamente hanno notato che Georgieva è stata accompagnata in auto, verso le 9, da suo marito e dall’altro complice presso la fermata dei pullman di Lecce, al Foro Boario. La donna, dopo essere scesa dall’auto, raggiunge la vittima nei pressi di una panchina con l’intento di “riprendersela”. La vittima, quindi, viene rintracciata e raggiunta dalla connazionale mentre era in attesa di partire per far rientro in Bulgaria. Georgieva, quindi, inizia a minacciarla con l’intento di portarsela con sé presso la stazione ferroviaria, dalla quale avrebbero preso un treno per Brindisi per raggiungere i connazionali complici che, nel frattempo, si erano allontanati proprio in direzione del capoluogo brindisino, con l’intenzione di caricare la donna in auto in un luogo diverso da Lecce e non dare nell'occhio.

Georgieva viene quindi bloccata dai militari, intorno a mezzogiorno, presso la stazione di Lecce. I bulgari, non riuscendo più ad avere contatti con la loro complice, abbandonano l’auto nelle campagne di Squinzano e fuggono a piedi. I militari, coadiuvati dai colleghi di Tricase, dopo aver avuto la conferma della presenza dei due soggetti bulgari nel loro domicilio di Presicce, la mattina successiva, intorno alle 6, hanno fatto irruzione nella loro casa proprio mentre si stavano preparando per lasciare il Salento, raggiungere alcuni amici che si trovavano in Calabria e da lì poi partire per rifugiarsi in Bulgaria. I due bulgari, che prima hanno tentato di fuggire in tutti i modi (anche dai tetti), sono stati così bloccati e sottoposti al fermo di indiziato di delitto per riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione.