Favoreggiamento sull’inchiesta escort: assolto Antonio Laudati

L’ex Procuratore capo di Bari è stato assolto per i reati di abuso d’ufficio e favoreggiamento personale, sia nei confronti dell’imprenditore Giampaolo Tarantini che dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nell’ambito dell’inchiesta-escort.

Arriva l'assoluzione per l'ex procuratore capo di Bari Antonio Laudati. La seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, Presidente Roberto Tanisi ha emesso la sentenza, nelle scorse ore. Il Procuratore Capo di Lecce Cataldo Motta ha invocato, nell'udienza del 9 febbraio scorso, una condanna a 2 anni e 2 mesi. Laudati, difeso dall'avvocato Giuseppe Castaldo del Foro di Roma e Carlo Di Casola era accusato di abuso d'ufficio e favoreggiamento personale. Sia nei confronti dell'imprenditore Giampaolo Tarantini che dell'ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi nell'ambito dell'inchiesta sulle escort.

Per il reato di abuso di ufficio, Motta ha chiesto una condanna ad 1 anno e 6 mesi, mentre per quello di favoreggiamento ha invocato una pena di 8 mesi.  Il Procuratore Capo di Lecce in merito all'accusa di abuso di ufficio ha parlato del famoso pranzo da cui venne estromesso un uomo della GdF, poiché era stato collaboratore di Pollari, direttore del SISMI. Laudati riteneva ci fosse stato un intervento dei servizi segreti nell'indagine su Tarantini. Risulterebbe decisivo, secondo l'accusa, come l'attività investigativa affidata al pm Giuseppe Scelsi sia stata rinviata di ben 2 mesi e mezzo. Motta ha poi sostenuto nella requisitoria, in merito al favoreggiamento di Laudati, come ci sia stato il dolo "diretto" nei confronti di Tarantini ed "indiretto" verso Berlusconi. Il motivo per cui Laudati avrebbe favorito Tarantini era finalizzato ad annullare il rischio che questi parlasse di Berlusconi. 
 
L'ex procuratore di Bari, Antonio Laudati sempre nell'udienza del 9 febbraio scorso ha rilasciato spontanee dichiarazioni. Si è difeso, anzitutto, dall'accusa di favoreggiamento "diretto" di Giampaolo Tarantini. Ha negato il congelamento e la sospensione delle indagini svoltesi a Bari, sul ruolo di Tarantini nella vicenda del "flusso" di escort verso la residenza dell'ex Presidente del Consiglio. Laudati ha anche ribadito la sua volontà di preservare l'indagine da eventuali fughe di notizie. Egli si è poi difeso dall'accusa di abuso d'ufficio, per aver chiesto il distaccamento di alcuni ufficiali della Guardia di Finanza e inviato alcuni atti "delicati" al Procuratore Generale, dopo aver sottoposto alcuni magistrati ad attività d'indagine illecita.

Laudati ha concluso il suo intervento dicendo che manca il movente per le accuse mosse nei suoi confronti. Dunque, ha affermato "Perché avrei dovuto favorire Tarantini?: l'ho fatto arrestare, ho emesso un provvedimento disciplinare nei suoi confronti". Ha poi continuato, "perché avrei dovuto favorire Berlusconi?" Laudati ha parlato dell'accusa a lui rivolta di favoreggiamento "indiretto" dell'ex Presidente del Consiglio, per "aver tutelato la sua immagine istituzionale" . Egli ha sottolineato che all'epoca dei fatti, Berlusconi non era indagato, né c'erano le condizioni perché lo fosse.
 
Ricordiamo che l'inchiesta coordinata dal Procuratore Capo di Lecce, Cataldo Motta assieme al Procuratore Aggiunto Antonio De Donno, ha preso avvio dalla denuncia dell'ex pm (oggi in servizio alla Procura generale di Bari) Giuseppe Scelsi che denunciò i presunti illeciti commessi dal suo capo di allora, Antonio Laudati. Egli, difeso dagli avvocati Andrea Sambati e Luigi Covella si è costituito parte civile al processo. Anche Scelsi ha dovuto sostenere un processo, ma in abbreviato, in merito all'accusa di abuso di ufficio, per alcune presunte intercettazioni telefoniche, da lui richieste, per danneggiare la collega Desirè Digeronimo (anch'ella parte civile nel processo Laudati), difesa dall'avvocato Alberto Melica, che assieme a lui conduceva indagini sulla sanità. Il dr. Scelsi è stato assolto dal Gup Stefano Sernia.



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