Inquinamento della falda acquifera, la Corte d’Appello conferma la condanna per Giovanni Semeraro

La Corte ha inflitto all’ex patron del Lecce, una condanna a 2 anni e 6 mesi, riconoscendo la sospensione della pena condizionata alla bonifica dei luoghi ed al risarcimento delle parti civili.

Confermata anche in Appello, la condanna per Giovanni Semeraro l'ex patron del Lecce Calcio, per la presunta contaminazione da idrocarburi, dell'area sottostante la nuova Università del Salento.
 
Confermata dunque in toto, la sentenza emessa dal giudice monocratico Silvia Minerva della prima sezione penale, per i reati di "avvelenamento di acque", "delitti colposi contro la salute pubblica" e "omissione di messa in sicurezza".
 
La Corte presieduta da Vincenzo Scardia, ha inflitto a Semeraro, una condanna di 2 anni e 6 mesi, riconoscendo  la sospensione della pena, condizionata alla bonifica e al ripristino dei luoghi e al risarcimento delle parti civili. Nei confronti dei coniugi Fiorentino, assistiti dagli avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna, era stata riconosciuta una provvisionale di 100mila euro, 35mila per l’Università, 15mila per la Regione, 5mila per il Codacons e Legambiente.
 
Secondo il pubblico ministero Ennio Cillo, titolare dell'inchiesta, l’area sottostante il cantiere universitario ed una parte del “Parco di Belloluogo" è stata contaminata da idrocarburi pesanti, che superavano i limiti previsti dalla normativa vigente.
 
L’ipotesi era che la causa della contaminazione del suolo, fosse in qualche modo collegata alla vicinanza con l’ex deposito di carburanti Apisem di proprietà della “RG Semeraro”, alla periferia nord del capoluogo salentino.
 
L'accusa ritiene che a differenza di quanto dichiarato nell'atto di dismissione dell'impianto, la proprietà non "rimuoveva il fondo delle vasche di cemento nelle quali si accumulavano consistenti quantità di residui di idrocarburi ".
 
A dare l'avvio alle indagini, nell'ottobre del 2010, lesposto di alcuni residenti della zona che lamentavano la presenza di odori nauseabondi provenienti proprio dal cantiere dell'Università. Questo il filone originario del processo, a cui successivamente ne è stato unito un altro, con le stesse ipotesi di reato, nato dalle denunce presentate dai proprietari di un’abitazione adiacente all’ex deposito, quella dei coniugi Fiorentino. L’intero complesso è stato anche sottoposto a sequestro preventivo dai carabinieri del Noe di Lecce e poi dissequestrato.
 
Il legale di Semeraro, l'avvocato Andrea Sambati ha invece sempre sostenuto come il deposito di carburanti, insistente sul terreno della Rg Semeraro, fosse stato dismesso nel lontano 1997 e da allora non è stato più possibile alcun tipo di sversamento di materiale inquinante.
 

Riguardo alla bonifica dei luoghi, il legale dell’imprenditore ha sottolineato che quando la Rg Semeraro ha appreso dell’esistenza dell’inquinamento, ha immediatamente intrapreso le operazioni necessarie di “messa in sicurezza", "onorando",  l'impegno assunto con Regione, Provincia e Comune.



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