“Il pesce l’ho preso, un chilo e 800 grammi”. Le intercettazioni sulle presunte mazzette per le protesi  

Carmen Genovasi, riceveva, in almeno quattro occasioni, somme di denaro all’interno di buste o consegnate a mano nel suo ufficio da diversi soggetti.

Un oliato meccanismo corruttivo, creato dalla dirigente dell’Ufficio Protesi e messo in atto con la complicità di imprenditori e rappresentanti.

È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Giovanni Gallo che ha portato a quattro arresti. Nel provvedimento vengono richiamati gli atti d’indagine dei sostituti procuratori Roberta Licci e Massimiliano Carducci che ricostruiscono i ruoli di ciascun indagato nella vicenda corruttiva.

Carmen Genovasi, riceveva, in più occasioni, somme di denaro allinterno di buste o consegnate a mano nel suo ufficio da diversi soggetti.

Tra cui Pietro Ivan Bonetti, rappresentante legale di una società specializzata in protesi acustiche, finito ai domiciliari. Non solo, anche da Giuseppe Bruno, dipendente di una società di tecnologie ortopediche e da Monica Franchini, collaboratrice “in nero” di un’altra società e dal coniuge, il politico Fabio Campobasso, coordinatore cittadino di “Voce Popolare”.

E, si legge nell’ordinanza, la Genovasi predisponeva assieme a loro, le pratiche per lerogazione di supporti protesici, della cui fornitura venivano incaricate direttamente le ditte rappresentate dai tre soggetti indicati.

Bonetti risulterebbe abilitato ad erogare unicamente protesi acustiche, mentre la Genovasi spesso forniva pratiche di erogazione di supporti protesici di tipo ortopedico “obbligandolo” a fornire gli stessi tramite un’impresa abilitata o comunque compiacente.

Nell’inchiesta è infatti coinvolta Monica Franchini, anch’ella arrestata e ristretta ai domiciliari. Di fatto, sostiene la Procura, “intermediaria per la fornitura di supporti protesici di diverso genere, come attesterebbe il rinvenimento, emerso dopo la perquisizione, di numerose pratiche inerenti la prescrizione di ausili protesici (sia ortopedici che audiometrici), guadagnando una percentuale per ogni pratica trattata”.

Per quanto riguarda Fabio Capobasso, va detto che quest’ultimo, anch’egli dipendente Asl e marito della Franchini, solo in una occasione risulta aver consegnato una “busta” alla Genovasi, consegna anticipata telefonicamente dalla Franchini, la quale, come visto, diceva alla Genovasi che le avrebbe mandato “un libro per il tramite del marito.

E allo stato, afferma il gip Gallo, considerato che non si può affermare con un grado di sufficiente certezza che lo stesso fosse a conoscenza del contenuto della busta consegnata alla Genovasi e della finalità di tale consegna. E per questo motivo, il giudice ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla Procura.

Gli episodi contestati

Bonetti, in una occasione elargiva alla Genovasi la somma di circa 1600 euro – in data 7.11.2019  – per il tramite della sua ex collaboratrice M. B. (indagata) a fronte della risoluzione di una pratica curata dalla stessa. Ne sono esempio una serie di dialoghi intercorsi tra Bonetti ed M.B., nelle giornate dal 7 al 18.11.2019, quando si sono captate delle conversazioni criptiche aventi per oggetto il peso effettivo di un pesce, che il Bonetti ha ritirato per conto della stessa M.B.. Dette conversazioni hanno ad oggetto verosimilmente il denaro da consegnare alla dott.ssa Genovasi, quale compenso pattuito per aver assegnato delle forniture di ausili ortopedici autorizzati all’impresa di M.B..

Ciò emergerebbe da una intercettazione “M., io il pesce l’ho preso… ed è un chilo… … un chilo e ottocento grammi”. In tal modo Bonetti ha cripticamente avvisato la propria interlocutrice che avrebbe dovuto corrispondere la somma di 1.800 euro a terza persona per il servigio ricevuto. Nella mattinata seguente, Bonetti telefona ad M.B. e la avvisa che la persona, a cui aveva consegnato il pesce, ha riscontrato un calo di peso rispetto a quello indicato nel giorno precedente. Pertanto, lascia intendere che il beneficiario della somma di denaro aveva lamentato la mancanza di euro 200 rispetto a quanto pattuito in precedenza.

M, scusami… – … – …Ehhh… quanto pesava ieri quella…. spigola? – (pausa) – M.: Ehh… due e sei…. – (pausa) – Ivan: Come? – M. Due chili e sei… E io ti ho da’… era un chilo e otto… pulita!? – (pausa) – Ivan: Ho capito…Va bene. -M.: No!? – Ivan: E no, perché mi trovo un chilo e sei, invece. – (pausa) – M.: No!!! – Ivan: Vabbè, vabbè, mo vedo se casomai… – M: Non è possibile!… – Ivan: Okay, vabbè… – M:  …Un chilo e otto era pulita. – Ivan: Va bene, va bene, okay… Okay. – M.: Ciao, Ivan. – omissis). Si comprendeva che il denaro fosse stato consegnato a una donna, perché, all’affermazione del Bonetti: “Ha telefonato!?… Mi segui?…”, M.B. ribatteva: “Ehh la “fessa” che è, dille.”

Tra le utilità ricevute dalla Genovasi, si parla nell’ordinanza, dell’assunzione da parte del Bonetti del marito della Genovasi, G. R. presso la sua società, per il periodo dal 20.01.2020 al 20.03.2020. Assunzione richiesta dalla funzionaria Asl per far maturare al coniuge l’indennità di disoccupazione, con contestuale corresponsione dello stipendio in favore di G.R. pari ad almeno 900 euro per la prima mensilità e circa 300 euro per la seconda mensilità, versati senza che svolgesse di fatto – su precisa indicazione della Genovese – alcuna attività lavorativa.

Nella mattinata dell’08.04.2020, Bonetti si è recato nell’ufficio della Genovasi alla quale ha consegnato la documentazione del marito, con all’interno una busta contenente, con tutta probabilità, anche l’assegno concernente il pagamento delle prestazioni lavorative.

E poi, la Genovasi attestava una ipoacusia del marito, di grado tale da determinarne l’invalidità civile del medesimo e induceva in errore la commissione preposta al riconoscimento della invalidità, producendo un falso verbale di riconoscimento della invalidità civile con conseguente inserimento di G.R. nella lista delle categorie protette.

E in seguito alla buona riuscita del piano, la Genovasi esternava al marito: “Che coppia che siamo!… è inutile, guarda. L’Italiano lo devi prendere… lo devi prendere per culo. Lo devi prendere per culo. Basta!”… “Grande!!”.

Gli interrogatori

Sono complessivamente otto gli indagati nell’inchiesta “Buste Pulite”. Quattro di essi sono stati raggiunti ieri, dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip Giovanni Gallo. Si tratta di Carmen Genovasi, 46 anni di San Pietro in Lama e Giuseppe Bruno, 57 anni di Collemeto (frazione di Galatina), per i quali si è tenuta l’udienza di convalida dinanzi al giudice, dopo l’arresto in flagranza. Ricordiamo che i due arrestati per la presunta mazzetta al fine di agevolare le pratiche nella fornitura di protesi, hanno risposto alle domande del gip. Le due versioni dei fatti, sono risultate per molti versi, contrastanti.
Sempre ieri, sono finiti agli arresti domiciliari, su richiesta dei pm Roberta Licci e Massimiliano Carducci, altre due persone. Si tratta dell’imprenditore Pietro Bonetti, 71anni, e della rappresentante di protesi Monica Franchini, 49 anni, entrambi di Lecce. L’interrogatorio di garanzia si terrà lunedì, dinanzi al gip Gallo. Anche per la Genovasi e per Bruno, in virtù delle nuove accuse della Procura.

Sono invece indagati a piede libero: il politico Fabio Campobasso, 52 anni di Lecce e marito della Franchini. E poi G. R., 46 anni di San Pietro in Lama, coniuge della Genovasi; V. S., 52enne di Presicce-Acquarica del Capo; M. B., 30enne di Lecce. Rispondono, a vario titolo e in diversa misura di: corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della P.A. e falso ideologico continuato in atto pubblico. Sono assistiti dagli avvocati: Carlo Sariconi, Carlo Caracuta, Simona Ciardo, Luigi Covella, Giovanni Gabellone, Vincenzo Magi.