La strategia del silenzio non ha funzionato. Ennesima umiliazione per i due Marò

La Corte suprema indiana non ha accolto le richieste di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due Marò italiani trattenuti in India da quasi tre anni che avevano chiesto un alleggerimento delle condizioni imposte per la libertà vigilata.

Le certezze nell’incredibile e tragicomica odissea dei due fucilieri del battaglione San Marco sono davvero poche. Non è possibile neppure raccontare con esattezza cosa realmente sia accaduto quel maledetto 15 febbraio 2012, giorno in cui l’ormai nota Enrica Lexie incontrò il peschereccio St. Antony: i due marò in servizio antipirateria a bordo della nave mercantile convinti di trovarsi di fronte ad un attacco di 'pirati', hanno aperto il fuoco. Nello scontro, due pescatori del posto persero la vita. Un incidente, avvenuto mentre vestivano l’uniforme, agivano in nome e per conto dell’Italia, e per di più  al largo delle coste del Kerala, dunque in acque internazionali, eppure per le autorità indiane si tratta di puro e semplice omicidio. Però il capo d’accusa non è stato ancora ufficialmente ‘formalizzato’. Un controsenso.

È noto a tutti, invece, cosa è accaduto dopo: in questi mesi sono stati collezionati tutta una serie di errori a questo punto imperdonabili, da ambo le parti. In ballo non c’è solo il destino di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ma anche la credibilità, ormai a pezzi, di un Paese che non è riuscito a riportarli a casa. Se la diplomazia non è il modo giusto per sbrogliare la matassa, perché non si provano altre strade? Possibile che nessuno alzi la voce?  Solo qualche borbottio, per di più rimasto inascoltato. Anzi, il Governo ha scelto la strategia del silenzio. Il neoministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in diverse occasioni ha ribadito la necessità di lavorare nell’ombra per uscire dall’impasse, per raggiungere con il governo indiano e con il vincitore delle ultime elezioni, Narendra Modi, un’intesa soddisfacente per entrambi i paesi. Un’intesa insomma che non faccia “perdere la faccia” a nessuno.

Oggi però l’ennesima umiliazione subita dai due fucilieri forse richiede che venga rotto il silenzio. Le cose stanno così: Latorre, rientrato in Italia ‘grazie’ ad un permesso dalla Corte Suprema indiana che aveva concesso al fuciliere di curarsi a casa circondato dall’affetto della sua famiglia, dopo l’ictus che lo aveva colpito a fine agosto, il 13 gennaio dovrà tornare in India dove è rimasto e rimarrà il collega e amico Girone.

La Corte Suprema indiana, infatti, si è rifiutata di accogliere le istanze dei due fucilieri di Marina. Il presidente H.L. Dattu ha sostenuto che la richiesta non poteva essere accettata perché l’inchiesta della morte dei due pescatori «non è finita» e «i capi di accusa non sono stati ancora presentati». «Se concedessi questo ai due richiedenti, dovrei farlo anche per tutti gli imputati indiani», ha arguito il Presidente chiedendo il rispetto del sistema legale indiano. «Anche le vittime – ha concluso – hanno i loro diritti».

Massimiliano Latorre aveva chiesto di poter proseguire il suo soggiorno in patria per altri quattro mesi, al fine di potersi sottoporre a un intervento al cuore, previsto per l'8 gennaio, e poi affrontare le successive terapie e la riabilitazione. Salvatore Girone recluso “ai domiciliari” all'interno dell'Ambasciata italiana, aveva chiesto di poter tornare a casa dai suoi familiari per Natale, per poter rivedere i suoi due figli che – secondo i periti medici, come si spiega nella richiesta presentata ai giudici – soffrono della sindrome da stress post-traumatico.

Le reazioni politiche ovviamente non si sono fatte attendere. «Dopo quasi tre anni di detenzione illecita e violazione del diritto internazionale – dichiara il presidente di Fratelli d'Italia-alleanza nazionale Giorgia Meloni – l'India respinge le istanze di Latorre e Girone. Ecco in cosa consiste il famoso dialogo costruttivo dei governi Monti, Letta e Renzi tra ltalia e India sul caso marò: farsi deridere da Nuova Delhi mentre Ue, Nato e Onu fanno finta di niente. Che vergogna».

«Abbiamo evitato critiche e polemiche da mesi su invito del governo per non ostacolare il rientro di tutti e due i marò in Italia. Ed ora registriamo l’ennesima umiliazione con una ulteriore decisione negativa dell’India. Invece di illudere gli affaristi parlando di Olimpiadi, Renzi si occupi dei nostri fucilieri di Marina. Anche questa volta il governo ha ingannato le aspettative delle famiglie e della pubblica opinione» – ha dichiarato il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri.

«Renzi e company – avverte – si sono dimostrati una volta di più inetti, indifferenti alla tutela della dignità nazionale e della sicurezza dei nostri militari. Quanto accade è una vergogna assoluta. Meno bugie sulle Olimpiadi e più dignità per i marò. Certi della incapacità totale di persone come Renzi, mi auguro che sia il capo dello Stato nella cerimonia di oggi al Quirinale a dare voce all’indignazione dell’Italia intera. Per quanto ci riguarda chiediamo subito il governo in Parlamento su questa drammatica emergenza. La nostra buona fede è stata tradita. Non c’è più tregua sul tema».

Sul rifiuto della Corte Suprema è intervenuto anche il Quirinale. “Il presidente della Repubblica – si legge in una nota del Colle – fortemente contrariato dalle notizie giunte da Nuova Delhi circa gli ultimi negativi sviluppi della vicenda dei Marò resterà in stretto contatto con il governo e seguirà con attenzione gli orientamenti che si determineranno in Parlamento”.

Insomma, la sorte dei due fucilieri trattenuti in India da quasi tre anni, sembra ancora appesa ad un filo.  Immaginate la gioia dei loro cari, mogli, figli e genitori.  Cicero­ne direbbe «Quo usque tan­dem abutere patientia no­stra? »