‘Le dichiarazioni di Luigi De Matteis sono credibili’: le motivazioni della sentenza sul duplice omicidio di Parabita

Il processo si è concluso con la condanna all’ergastolo per Biagio Toma, ritenuto l’autore materiale dell’omicidio della piccola Angelica Pirtoli di appena 2 anni e colpevole di aver partecipato a quello della madre, Paola Rizzello. L’esecuzione avvenne il 20 marzo 1991.

Le dichiarazioni rese da Luigi De Matteis sul duplice omicidio di Parabita, nel corso del processo che vedeva sul banco degli imputati il complice Biagio Toma, sono assolutamente credibili. La sentenza sull'efferata esecuzione della piccola Angelica Pirtoli di appena 2 anni e della madre Paola Rizzello avvalora appieno questa tesi. Il relatore Francesca Mariano, nelle 77 pagine di motivazioni, ritiene che le parole di De Matteis corrispondano a verità, poiché "da solo accusò se stesso di un omicidio che non era attribuibile a lui e manifesto, inoltre, l'intenzione di collaborare fornendo immediatamente un riscontro pesante alle sue parole: il ritrovamento del cadavere di Angelica, il cui luogo di occultamento non era noto a nessuno".
  
Inoltre, il giudice fuga i dubbi sull'attendibilità delle dichiarazioni di De Matteis, anche alla luce del confronto con le parole di Donato Mercuri (già condannato all'ergastolo come mandante dell'omicidio nel primo processo) . Questi, in una intercettazione telefonica contenuta negli atti dell'inchiesta "Coltura", riferisce al fratello Fernando " È stato Morte (soprannome di De Matteis ndr) , invece Morte dice che è stato Toma hai capito?". Il giudice Mariano ritiene, mettendo a confronto le due versioni dei fatti, che "De Matteis era presente sul luogo del fatto e fu uno dei due esecutori materiali del duplice omicidio". Riguardo Mercuri, invece, afferma che " dato l'ordine di morte, restò al bar a vedere la televisione per precostituirsi un alibi, sicché non vide, non partecipo , non fu presente".
  
Il relatore, nelle 77 pagine di motivazioni, afferma poi che il movente del duplice omicidio è chiarissimo: "Paola Rizzello non stava ferma, dava fastidio, faceva domande, aveva storie d'amore con uomini appartenenti al gruppo mafioso. È tutto questo movimento turbava, esponeva a possibili rivelazioni un mondo che voleva rimanere occulto". La Rizzello ne era consapevole e come affermava De Matteis usava portarsi in giro la bambina come "scudo", "pensando in modo sprovveduto di essere in presenza di persone in grado di risparmiare un innocente."
  
Invece, l'ordine di ammazzare la piccola Angelica venne da Donato Mercuri "perché temette dalla ferita del piedino di Angelica (avvenuto durante l'uccisione di Paola Rizzello ndr) si potesse capire che la madre non era semplicemente scomparsa, come lui avrebbe voluto accadesse, ma che potesse essere stata uccisa, con conseguente orientamento delle indagini verso la sua persona".
  
L'esecuzione della bambina viene definita dal giudice Francesca Mariano "il più cruento della storia della associazione mafiosa denominata Sacra Corona Unita". Il relatore spiega anche la ragione per cui la sentenza di condanna all'ergastolo tiene conto delle aggravanti dei futili motivi e della premeditazione . "Tale fatto, già spregevole in sé , diventa ancora più abietto per la modalità della condotta, laddove Angelica non fu semplicemente uccisa con un colpo di arma da fuoco rapido e "pulito", ma sbattuta contro un muro con i piedini…" 



In questo articolo: