Al via l’incidente probatorio per stabilire se Vittorio Leo fosse in grado d’intendere e di volere quando diede fuoco al padre che morì carbonizzato poco dopo. Nelle scorse ore, il gip Giovanni Gallo ha conferito una consulenza tecnica allo specialista Domenico Suma. Quest’ultimo dovrà stabilire, attraverso una perizia psichiatrica, anche la capacità di stare in giudizio dell’omicida, il grado di pericolosità sociale e l’eventuale incompatibilità con il regime carcerario, per ragioni di salute.
I risultati della consulenza saranno depositati entro il termine di 60 giorni. La difesa di Vittorio Leo ha, invece, nominato un consulente di parte. L’incidente probatorio era stato richiesto dal sostituto procuratore Luigi Mastroniani, titolare del fascicolo d’indagine.
I fatti
Il 29 maggio scorso, Antonio Leo, 89enne insegnante in pensione, è stato trovato senza vita nella sua abitazione di Collepasso, dove viveva da solo. Il suo cadavere era in bagno, carbonizzato dalle fiamme.
È stato il figlio a chiedere aiuto agli uomini in divisa. Il 48enne – titolare una agenzia immobiliare – viveva in un appartamento vicino a quello dell’anziano padre, nello stesso stabile.
Sospettato fin da subito di essere l’autore del gesto, Vittorio Leo è finito in manette e condotto in carcere, con l’accusa omicidio volontario aggravatodal fatto commesso contro un ascendente (reato per cui si rischia l’ergastolo).
Il 48enne di Collepasso, nel corso dell’interrogatorio dinanzi al pm, ha sostenuto la tesi dell’incidente domestico, ricostruendo in parte la dinamica dell’accaduto. Al termine dell’udienza di convalida, il gip Giovanni Gallo ha convalidato l’arresto e confermato il carcere.
Il dr. Gallo, nell’ordinanza, ha richiamato alcune dichiarazioni di Vittorio Leo rese ai carabinieri per ricostruire la dinamica dei fatti ed il movente dell’omicidio: “…non ce la facevo più a sentire le lamentele di mio padre, oggi non ce l’ho fatta più, prima abbiamo litigato, poi ho preso una bottiglia dell’alcol e poi ho acceso con la fiamma, e poi non ricordo più…”.
Ad ogni modo, non avrebbe mosso un dito per salvarlo perché ‘paralizzato dalla paura’. Anzi, si sarebbe prima steso sul divano e poi si sarebbe cucinato un piatto di pasta al ragù.
