Omicidio del macellaio Rosario De Salve: condanna a 30 anni per Tommaso Montedoro

Per ben due volte la Cassazione ha annullato la pena a 30 anni di reclusione inflitta in Appello. In primo e secondo grado, Montedoro era stato inizialmente condannato all’ergastolo per l’omicidio del macellaio di Matino, Rosario De Salve assassinato l’11 marzo del 1998.

Condanne e assoluzioni, del presente come del passato, che inevitabilmente si intrecciano con i due recenti  attentati di Casarano ai danni di Potenza e Spennato. Dopo l'annullamento della condanna disposto dalla Cassazione, i giudici della Corte di Assise di Appello di Lecce (Presidente Antonio Del Coco, a latere Carlo Errico) infliggono 30 anni di reclusione al boss Tommaso Montedoro per l'omicidio De Salve. Accolta, dunque, la richiesta del vice-procuratore generale Claudio Oliva. In precedenza, gli avvocati Mario Coppola e Federico Grosso avevano chiesto l'assoluzione del 43enne di Casarano.
  
Ricordiamo che, per ben due volte, la Corte di Cassazione ha annullato la pena a 30 anni di reclusione inflitta in Appello. In primo e secondo grado, Montedoro era stato inizialmente condannato all’ergastolo per l'omicidio del macellaio di Matino, Rosario De Salve assassinato l’11 marzo del 1998 e per quello di Fernando D'Aquino e Barbara Toma, del 5 marzo 1998. La Cassazione annullò con rinvio quella sentenza e un nuovo processo venne celebrato a Taranto, a luglio del 2014. I giudici condannarono Montedoro a 30 anni per il solo omicidio De Salve, assolvendolo per tutti gli altri. Anche questa sentenza venne impugnata in Cassazione dagli avvocati Coppola e Grosso.
  
Gli "ermellini" annullarono con rinvio anche questa condanna e l'imputato dovette ripresentarsi innanzi ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Lecce per il processo, terminato ieri.
I difensori di Montedoro nel corso della discussione in aula hanno sottolineato l'importanza del verdetto della Cassazione che ha sostenuto come le dichiarazioni del boss Di Emidio siano soggettivamente inattendibili per ben quattro episodi.  "Bullone" ha sempre mentito, motivo per cui le sue affermazioni non possono essere prese per buone in merito ad un singolo caso. I legali sulla scorta di queste osservazioni hanno invocato l'assoluzione di Montedoro.
  
Il 43enne di Casarano fu arrestato dai carabinieri nel febbraio del 2006 dopo quasi un anno e mezzo di latitanza. Era ritenuto dagli inquirenti una figura di spicco della Sacra Corona Unita e luogotenente del boss Vito Di Emidio (alias Bullone).
  
Montedoro non era l'unico imputato di questo controverso processo. Vi era anche Augustino Potenza, 42 anni, di Casarano, freddato da 11 colpi di kalasnikov il 26 ottobre scorso nei pressi di un centro commerciale a Casarano, accusato anche lui del duplice omicidio di Fernando D'Aquino e Barbara Toma e condannato all'ergastolo; fu poi assolto in Cassazione, con annullamento della sentenza senza rinvio.
  
Il processo odierno si è concluso anche con la condanna di Luigi Spennato, 41 anni di Casarano, destinatario di un sanguinoso agguato, lo scorso 28 novembre e ancora ricoverato in gravi condizioni. Spennato era stato condannato in primo e secondo grado a 23 anni in relazione al duplice omicidio di Cosimo Toma e del figlio Fabrizio, trucidati la mattina del 18 maggio del 2000 a Collepasso. La Cassazione aveva annullato la sentenza, stabilendo che un nuovo processo fosse celebrato a Taranto. I giudici della Corte d’Assise d’Appello lo avevano assolto per il duplice omicidio, condannandolo a 3 anni e 4 mesi di reclusione per una rapina commessa a Botrugno. Quest'ultima pena è stata confermata ieri dai giudici.
  
Per una presunta estorsione, invece, Antonio Tarantini, 42 anni di Monteroni è stato condannato ad un mese di isolamento diurno. La pena va ad aggiungersi a quella dell'ergastolo rimediato per la "Strage della Grottella " (era uno degli autori) del 6 dicembre 1999 in cui morirono tre vigilantes.
  
Spennato e Tarantini sono assistiti rispettivamente dagli avvocati Francesca Conte e Pantaleo Cannoletta. 



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