Eliminato dal gruppo rivale per avere “coperto” i suoi amici? Nuovi retroscena sull’omicidio Fasano

Emergerebbero nuovi retroscena sull’omicidio di Francesco Fasano avvenuto lo scorso 24 luglio a Melissano. Non solo, anche su Manuel Cesari, assassinato mesi prima e considerato “l’erede” di Potenza.

Emergono nuovi retroscena sugli ultimi gravi episodi di sangue che hanno interessato Melissano ed il Basso Salento.

L’omicidio Cesari

L’omicidio di Manuel Cesari, 37enne, avvenuto il 21 marzo scorso, andrebbe inquadrato in un contesto temporale e territoriale più ampio. È ciò che risulterebbe da una serie di accertamenti investigativi, richiamati nell’ordinanza del Tribunale del Riesame. Il giudice estensore Stefano Sernia ( a latere Silvio Piccinno e Francesca Mariano) ricostruisce l’agguato mortale, inserendolo in tale ambito. Cesari, infatti, è da ritenere “erede” di Augustino Potenza, dopo il vuoto territoriale creatosi con l’agguato mortale ai suoi danni e il tentato omicidio di Luigi Spennato.

A sua volta, quest’ultimo era legato a Biagio Manni. Due anni dopo l’eliminazione di Spennato, fu la volta di Cesari, personaggio “dalla forte legittimazione criminale, in virtù dei succitati rapporti e quindi verosimilmente portatore di ambizione di controllo territoriale“.

In un’intercettazione tra Luca Piscopiello ed un’altra persona viene commentata e ricostruita la dinamica dell’omicidio.
Lo ha preso il primo colpo da dietro ai reni. Sai quando ha preso il colpo si è girato lo ha visto in faccia. Lui piegato in macchina stava, che se li vede frontali , gliela toglie, la smonta e li crepa“.

Il giovane di Melissano, quando venne sparato nei pressi di un Fast Food, era in compagnia di almeno quattro persone e poi sarebbe stato accompagnato in ospedale da due di loro (come testimoniato da numerosi filmati). Tali soggetti, avrebbero però cercato di eludere le indagini, con un atteggiamento tipicamente omertoso.

L’omicidio Fasano

Naturalmente, il Riesame si sofferma anche sull’omicidio Fasano, ammazzato il 24 luglio scorso con un solo colpo di pistola alla tempia.

Le prime indagini (non ancora concluse) sull’omicidio del 22enne, hanno permesso di individuare uno scontro in atto tra due fazioni, createsi all’interno di una originaria associazione dedita al traffico di stupefacenti che operava nelle “piazze” di Melissano e paesi limitrofi.
Il giudice relatore Sernia, inoltre, non esclude un’ulteriore ipotesi investigativa.

“Non è irragionevole ritenere che sia stato ucciso per essersi rifiutato di rivelare a Daniele Manni, che lo aveva incontrato, dove si erano nascosti Pietro Bevilacqua e Biagio Manni “. Infatti, non risulterebbe da parte di Fasano “alcun comportamento aggressivo e prevaricatore nei confronti del clan”.

Risultano indagati Daniele Manni, 39enne di Casarano, e Angelo Rizzo, 23enne, di Melissano, con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili.

Riguardo i due, il Riesame ritiene che erano consapevoli che il precedente tentato omicidio di Francesco Fasano e Pietro Bevilacqua ( tra il 18 ed il 19 luglio e del quale risponde solo Daniele Manni, n.d.r.) avrebbe innescato una reazione a catena ed intendevano prevenirla, andando a caccia dei loro avversari che li avevano a loro volta minacciati.

In una conversazione intercettata tra Manni e Rizzo, il giorno 24, il secondo affermava che quella sera, anche se non li avessero trovati, era meglio andare a dormire, perché stava impazzendo per mancanza di sonno.

Infine, vi è un’ altra ipotesi al vaglio degli inquirenti, sollevata dalla difesa. I legali dei due coimputati per omicidio sostengono la tesi che Fasano sia stato ucciso da un altra persona, con cui aveva un appuntamento per la consegna di una partita di droga. A riprova di ciò, il sedile del lato guida risulterebbe sollevato, poiché l’acquirente per evitare di pagare, avrebbe prelevato il pacco sotto il sedile per poi uccidere Fasano. Il dr. Sernia ritiene però che da i rilievi tecnici sull’auto sarebbe emerso che il sedile era sollevato perché malfunzionante.

Confermato il carcere

ll Riesame ha “confermato” il carcere per i due presunti killer di Francesco Fasano, ritenendo la sussistenza delle esigenze cautelari, dei gravi indizi di colpevolezza ed il rischio di reiterazione del reato.

Stesso discorso per altri cinque indagati. Si tratta di Antonio Librando, 42 anni; Maicol Andrea Manni, 27enne; Luca Piscopiello, 37 anni; Luca Rimo, 36 anni ( tutti di Melissano) e Gianni Vantaggiato, 48enne, residente a Tonco ( in provincia di Asti). Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Il collegio difensivo ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza del gip per la mancanza dei gravi indizi di colpevolezza, carente indicazione del fatto e mancanza di motivazioni. I legali potrebbero ora presentare ricorso in Cassazione.

Il provvedimento di fermo verso i dieci indagati è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari Carlo Cazzella. Il gip ha disposto il carcere, ma non ha convalidato il decreto, emesso dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e dai sostituti procuratori Stefania Mininni e Maria Vallefuoco.

Tra gli arrestati, vi sono anche Pietro Bevilacqua, 32 anni, Luciano Manni, 66 anni e Biagio Manni, 50enne, tutti di Melissano.

Gli indagati sottoposti a fermo sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati: Francesco Fasano, Silvio Caroli, Mario Ciardo, Attilio Nassisi, Stefano Pati, Mario Coppola.



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