Omicidio Padovano: Pianoforte assolto in Appello dopo la condanna all’ergastolo

I giudici della Corte di Appello di Taranto hanno assolto il 52enne di Gallipoli Giorgio Pianoforte, per non aver commesso il fatto. Accolta dunque la richiesta dell’avvocato Luigi Corvaglia.

Era accusato di aver partecipato all'omicidio di Salvatore Padovano e condannato all'ergastolo, ma al termine del secondo processo di Appello, il cugino della vittima è stato assolto. Accolta dunque la richiesta dell'avvocato Luigi Corvaglia, legale dell'imputato, sulla scorta dell'inattendibilità delle dichiarazioni del killer reo confesso Carmelo Mendolia.

I giudici della Corte di Appello di Taranto (Presidente De Scigliolo), dunque, hanno assolto il 52enne di Gallipoli Giorgio Pianoforte, per non aver commesso il fatto. Ad ogni modo, la Procura Generale potrebbe impugnare la sentenza innanzi alla Corte di Cassazione.

In una precedente udienza, invece, il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone ha ribadito la sua richiesta di ergastolo per l'imputato. Già in primo grado e nell'altro processo di Appello, Pianoforte era stato condannato al carcere a vita. Successivamente, la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza e si è così giunti ad un nuovo processo.

Sempre ieri, inoltre, i giudici di Appello hanno rideterminato la pena nei confronti di Massimiliano Scialpi, condannato a 17 anni e 6 mesi. Il procuratore aggiunto Mignone, invece, aveva invocato la conferma della sentenza di condanna a 6 anni e 2 mesi. La Cassazione aveva già confermato la condanna di Fabio Della Ducata e Cosimo Cavalera a 11 e 8 mesi e di Giuseppe Barba a 5 anni e 9 mesi.
 
Invece, nel primo processo di Appello era stato inflitto l'ergastolo per Rosario Pompeo Padovano. La dottoressa Elsa Valeria Mignone, nella sua requisitoria aveva sottolineato la matrice mafiosa dell'esecuzione avvenuta il 6 settembre del 2008, scaturita dai contrasti sorti tra i Padovano, dopo la loro scarcerazione per assumere la direzione dell’associazione. Dunque, sarebbe maturata la decisione di Rosario Padovano, in qualità di mandante, di far uccidere Salvatore per mano di Carmelo Mendolia, collaboratore di giustizia ed autoaccusatosi dell'omicidio, già condannato a 14 anni con il rito abbreviato. Della Ducata avrebbe fornito al killer ospitalità a Gallipoli. Pianoforte, cugino dei Padovano avrebbe attirato, secondo l'accusa, Salvatore fuori dalla pescheria di famiglia con una scusa. In realtà, ad attenderlo vi era Mendolia che l'avrebbe freddato con quattro colpi di pistola.



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