Omicidio Parabita, De Matteis racconta in aula come sono state uccise mamma e figlia

De Matteis, adesso collaboratore di giustizia, è stato sentito come teste nel processo in cui risulta imputato Biagio Toma. È ritenuto l’autore materiale dell’omicidio di Paola Rizzello e complice di Biagio Toma nella spietata esecuzione della piccola Angelica Pirtoli.

«Toma è sceso dalla macchina e ha sbattuta contro il muro la bambina, prendendola per il piede». Il collaboratore di giustizia, Luigi De Matteis è stato ascoltato innanzi ai giudici della Corte di Assise di Lecce, (Presidente Roberto Tanisi, a latere Francesca Mariano e giudici popolari). È comparso in aula come teste, nel processo con il rito ordinario per il duplice omicidio di Paola Rizzello e della figlioletta Angelica Pirtoli, in cui risulta imputato Biagio Toma.
  
Il Pm Elsa Valeria Mignone ha posto alcune domande al teste che ha ribadito molti particolari del duplice omicidio, già riferiti nel primo processo tenutosi 26 anni fa sempre in Corte di Assise. De Matteis ha raccontato in ogni minimo particolare la brutale esecuzione: «Si era deciso che si doveva ammazzare la Rizzello, perché così Mercuri si faceva l'alibi per vedere la partita nella piazza di Parabita. L'abbiamo trovata sotto casa e ci siamo avvicinati con la scusa di farle assaggiare dell'eroina. Quando abbiamo visto la bambina ci siamo guardati! All'inizio non l'avevamo vista».
  
Ha poi continuato la deposizione affermando «Ho sparato un primo colpo al petto alla Rizzello e lei aveva la bambina in braccio. Poi mi sono accorto che c'era una scarpina a terra e il piede della bimba sanguinava. La bambina piangeva e io ho detto ce lo dovevano dire che c'era la bambina. Ho pensato, lasciamola in un garage di Taviano e ci siamo arrabbiati, io la volevo abbandonare. Io ho detto a Toma non ho coraggio. Poi siamo tornati indietro. Lui è entrato e ha preso la bambina, mentre io sono rimasto in macchina».
  
«Toma è sceso e l'ha sbattuta vicino al muro cinque volte prendendola per il piede. Poi mi ha detto la bambina è morta. Io non sono sceso e i corpi sono rimasti li. Siamo tornati in paese e abbiamo parlato con Mercuri. Poi siamo tornati nel casolare e abbiamo buttato la madre nel pozzo e messo il cadavere della bimba in un sacco. La sera stessa, il solo Toma è tornato e ha bruciato i due cadaveri assieme agli ori trafugati alla Rizzello. Poi la mattina dopo, ci siamo spostati in un’altra località di campagna e dopo avere scavato una buca abbiamo seppellito il corpo della bambina. Sopra abbiamo messo un masso».
  
Biagio Toma è l'unico imputato del processo con rito ordinario, cominciato nel marzo scorso, difeso dall'avvocato Walter Zappatore. Il 47enne di Parabita ha sempre ribadito la propria estraneità all'atroce duplice omicidio. Nella scorsa udienza, si sono costituiti parte civile: Maria Antonia Sabato, madre della Rizzello e nonna della piccola Angelica, attraverso l’avvocato Serena Tempesta; I fratelli della Rizzello, Gerardo, Nadia e Marilena, con gli avvocati Leonardo Marseglia e Giancarlo Zompì. Infine, Alessandro Pirtoli, fratello di Angelica e figlio di Paola Rizzello. Già  nell'udienza dell'11 settembre scorso avevano formulato una richiesta di risarcimento dei danni di quasi un milione di euro. 



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