
Ammette la responsabilità di due omicidi, ma nega il proprio coinvolgimento nell’eliminazione di Augustino Potenza e nell’agguato a Luigi Spennato.
Si è svolto, dinanzi al gup Cinzia Vergine nell’aula di Corte di Assise, l’ascolto del neo collaboratore di giustizia Tommaso Montedoro. Il 42enne di Casarano compare tra i 14 imputati del processo relativo all’inchiesta “Diarchia” che portò ad una serie di arresti e permise di sgominare una presunta associazione mafiosa.
Il pentito, assititito dall’avvocato Sergio Luceri, ha risposto alle domande del giudice in videoconferenza da una località segreta, soffermandosi soprattuto su fatti e circostanze già riferiti agli inquirenti, nel corso di precedenti incontri e raccolti in due verbali.
La confessione di due omicidi
Nella prima parte dell’ascolto, Montedoro ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi. Ha ricostruito il proprio passato criminale e il suo ruolo apicale nella compagine malavitosa di Vito Di Emidio.
Ha confessato la partecipazione all’omicidio del macellaio Rosario De Salve. Proprio nelle scorse settimane, infatti, la Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni, in virtù delle ammissioni del neo pentito.
Non solo, poiché ha ammesso per la prima volta di avere partecipato ad altri due omicidi avvenuti nel brindisino, di cui uno fuori da un supermercato. Quello di Salvatore Luperti, avvenuto il 26 giugno del 1998 e di Nicola Petrachi, del 22 gennaio 1999. In entrambi i casi, il movente sarebbe il mancato pagamento del pizzo nel traffico di sigarette. Inoltre, ha riferito di essere coinvolto nei tentati omicidi di Massimo Trovè , Davide Buttazzo, e Antonio Trinchese, avvenuti a Martano nel 1998.
L’omicidio Potenza
Successivamente, dinanzi al pubblico ministero Massimiliano Carducci, il neo collaboratore di giustizia ha ricostruito i rapporti con Augustino Potenza (vittima di un agguato mortale a Casarano, n.d.r). Montedoro, da una parte, avrebbe confermato gli attriti sopraggiunti con l’ex socio in affari; dall’altra, avrebbe sostenuto, però, di non avere mai avuto interesse ad eliminarlo, anche perché un suo coinvolgimento avrebbe avuto pesanti ripercussioni nel procedimento penale, a suo carico, riguardante l’omicidio di Rosario De Salve.
Montedoro avrebbe indicato i nomi delle persone presumibilmente coinvolte nell’omicidio di Augustino Potenza. Anzitutto, Ivan Caraccio (leva emergente della criminalità organizzata del Basso Salento ed imputato nel processo Diarchia), assieme a due altri soggetti venuti da fuori Provincia.
Caraccio, come gli venne riferito da una terza persona, avrebbe fissato l’appuntamento presso il parcheggio del supermercato di Casarano. A spararlo, però, sarebbero stati due killer sopravvenuti dalla Provincia di Brindisi. Il motivo? Un iniziale contrasto per un debito di droga, mai saldato nei confronti di Potenza e per un’aggressione subita da quest’ultimo in un locale pubblico.
Invece, ha affermato di non credere ad un coinvolgimento di un’altra persona. Infatti, ha riferito che gli era stato fatto un altro nome, e detto anche che rischiava di fare la stessa fine del suo ex socio in affari. Versione dei fatti, ritenuta però poco credibile da Montedoro.
Montedoro,“invitato” ad intervenire dopo l’omicidio Potenza, avrebbe inizialmente tergiversato.
Invece, Luigi Spennato avrebbe affrontato di petto Caraccio e i suoi sodali. Nel corso di un incontro, avrebbe schiaffeggiato Luca Del Genio, sottolineando il debito di droga per 18mila euro, contratto con Potenza e prendendo in pegno una macchina.
Successivamente, Del Genio si sarebbe incontrato con Caraccio, il quale gli avrebbe riferito la volontà di eliminare Spennato. Invece, gli autori materiali del tentato omicidio, come sostenuto da Montedoro, sarebbero Andrea Del Genio (il cugino Luca sarebbe stato estromesso dopo il litigio e comunque “scagionato” da un testimone) e un altra persona.
Il tentato omicidio Spennato
Il tentato omicidio di Luigi Spennato, avvenne il 28 novembre 2016. Secondo gli inquirenti, dietro l’agguato a Spennato ci sarebbe la regia di Montedoro. Una conversazione con Luca Del Genio, in particolare, lo incastrerebbe: l’uomo si raccomanderebbe di ‘non commettere gli stessi errori del passato’ nel momento in cui avrebbero eliminato Ivan Caraccio, ritenuto inaffidabile per la sua propensione a parlare troppo. E probabilmente sarebbe stato un caso di lupara bianca se non fossero intervenuti i Carabinieri che lo hanno poi arrestato per salvargli la vita.
Ed in effetti, Montedoro conferma la sua volontà di eliminare Caraccio, poiché quest’ultimo, a sua volta voleva ammazzarlo. Dunque, il 42enne di Casarano, una volta venuto a conoscenza dei propositi di Caraccio che voleva avere il predominio sulle piazze di spaccio, organizzerebbe l’omicidio.
Il secondo verbale
Montedoro, poi ha approfondito altri aspetti, emersi nel corso di un secondo incontro con gli inquirenti nel mese di settembre, negando di aver mai fatto parte, così come Augustino Potenza, della Sacra Corona Unita. Egli ha però sottolineato i suoi numerosi affari illeciti, ed in primis, il controllo delle piazze di spaccio di sostanze stupefacenti ( in particolare cocaina) . Egli ha invece negato di essersi mai occupato di estorsioni e di avere sempre fronteggiato, coloro i quali cercavano di imporre il racket a Casarano e dintorni.
Inoltre, Montedoro nel secondo verbalha elencato i nomi di fornitori, spacciatori e creditori. Infine, ha parlato del reinvestimento dei proventi della droga nell’acquisto di armi ed in attività imprenditoriali nel settore calzaturiero e nei parcheggi, anche grazie all’ausilio di un insospettabile commercialista.
Non solo, a Lecce e Provincia, ma anche in Calabria, Sicilia, Campania e nel nord Italia. Una serie di società fittizie con tanto di prestanomi, tra cui comparirebbero una serie di insospettabili, come un ex calciatore.
I rapporti con la scena politica cittadina
Il pubblico ministero Guglelmo Cataldi ha anche chiesto a Montedoro, di approfondire i suoi rapporti con la scena politica cittadina. Egli ha riferito di persone che si sarebbero rivolte a lui per dirimere le più svariate questioni, ma egli si sarebbe sempre defilato. Inoltre, per la prima volta, ha raccontato un particolare episodio.Una persona legata ad un boss, gli avrebbe chiesto di intervenire per sbloccare la pratica amministrativa di un inceneritore, offrendogli 500mila euro. Montedoro avrebbe però rifiutato, perché Potenza, suo ex socio in affari, era contrario per motivi ecologici. Non solo, anche in virtù dei cattivi rapporti con il boss sopracitato.
Infine, il pentito ha parlato dei rapporti con gli altri gruppi criminali, riferendo di avere abuone relazioni con la famiglia Leo di Vernole e con i Briganti di Lecce
Nella prossima udienza fissata per il 15 novembre si svolgerà il contro esame del collaboratore di giustizia.
Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati: Mario Coppola, Attilio De Marco, Giuseppe Corleto, Simone Viva, Luigi Covella, Elvia Belmonte, Vincenzo ed Antonio Venneri, Antonio Piccolo del Foro di Bologna.