
La Procura leccese chiude l’inchiesta sulla morte di Virginia Quaranta, psicologa 32enne originaria di Diso, trovata senza vita nel suo appartamento di Lecce il 18 giugno del 2016.
Un suo collega, un 50enne del Basso Salento, risulta indagato per omissione di soccorso.
Nei mesi scorsi, il pm aveva aperto un fascicolo investigativo con l’ipotesi di reato di omicidio volontario.
Nel registro degli indagati era finito il nome del collega della donna, con il quale la psicologa aveva presumibilmente intrecciato una relazione sentimentale. In effetti, gli accertamenti condotti dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Lecce, sarebbero giunti ad una prima conclusione: il professionista aveva trascorso la notte precedente alla morte della 32enne, in compagnia di quest’ultima.
Non solo, poiché avrebbe riferito agli inquirenti di averla trovata già morta nel suo letto, la mattina successiva. L’uomo non avrebbe però allertato i soccorsi presumibilmente per paura che i sospetti potessero ricadere su di lui.
Furono, invece, alcuni colleghi della psicologa, preoccupati che la 32enne non si fosse presentata ad un appuntamento senza avvisare, a trovare il suo corpo senza vita, disteso sul letto.
Sul comodino, diverse confezioni di farmaci. Virginia soffriva di una malattia grave, ma che da sola non portava a crisi fatali. In camera gli inquirenti notarono uno «strano disordine», a differenza del resto della casa elegante e ordinata. Una confusione che sembrava ‘stonare’ con l’ipotesi di una morte naturale.
Così furono sequestrati i telefonini e i computer di Virginia e del collega controllando chiamate, mail e messaggi. Il pm chiese anche una proroga delle indagini di altri sei mesi. Al termine degli accertamenti non sarebbero però emerse elementi che suffragassero l’ipotesi dell’omicidio.
Le conclusioni del medico legale avevo confermato la pista della morte tragica, ma naturale. Aritmia cardiaca: era questa l’ipotesi ventilata dal dr. Alberto Tortorella dopo l’autopsia. Sul corpo di Virginia, non venne riscontrato alcun segno di violenza.
I successivi esami tossicologici avrebbero poi avvalorato la tesi che la psicologa salentina fosse deceduta dopo aver ingerito un cocktail di farmaci, risultato fatale.
Le dichiarazioni dell’avvocato Francesca Conte
Il professionista molto noto nel basso Salento, per bocca del suo avvocato Francesca Conte, si è sempre dichiarato “estraneo” ai fatti.
“Io ed il mio assistito prendiamo atto dell’imputazione e nel rispetto dell’operato della magistratura, ci difenderemo nelle sedi opportune. Respingiamo l’ipotesi accusatoria di omissione di soccorso, poiché risulterebbe insussistente sulla base degli esiti dell’esame autoptico. La povera Virginia sarebbe morta nel sonno e il mio assistito non avrebbe potuto far nulla per salvarla.”