Restano in carcere i due salentini ‘beccati’ a Livorno con 32 chili di eroina

I due salentini, considerati dagli inquirenti degli insospettabili ‘corrieri’, si sono presentati assieme al terzo arrestato, innanzi al Gip toscano, ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il giudice ha convalidato l’arresto.

arresto-cocaina

Arrestati lunedì a Livorno con oltre trentadue chili di eroina, due surbini sono stati convocati oggi dal giudice del tribunale toscano, per l'udienza di convalida. Sergio Nilo, 41 anni, difeso dall'avvocato Luigi Rella e Fabio Macchia, 39enne, difensore Fabio Zeppola, erano stati arrestati il 3 agosto assieme ad un uomo di nazionalità kossovara, con a bordo dell'auto un ingente quantitativo di droga.

I due salentini, considerati dagli inquirenti degli insospettabili "corrieri", si sono presentati a partire dalle 9:30 assieme al terzo arrestato, innanzi al Gip Antonio Del Forno, ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il giudice ha convalidato l'arresto e confermato la detenzione carceraria per tutti e tre, presso la Casa Circondariale di Livorno.
 
Gli arrestati erano stati immediatamente trasferiti nel carcere toscano, con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti aggravata dall’ingente quantitativo. L'operazione antidroga è stata condotta dai carabinieri di Livorno di concerto con il Gico. I presunti corrieri, si trovavano a bordo di due diverse auto: in una viaggiava autonomamente Nilo e nell'altra, dove si trovava la droga, vi erano Fabio Macchia ed il cittadino kossovaro. I tre sarebbero partiti da Sesto San Giovanni ed erano probabilmente diretti verso il Salento, quando sono stati intercettati e fermati a Livorno. Nascosta nell'abitacolo, come detto, un'ingente quantità di eroina, da cui l'ipotesi investigativa di contatti ben avviati con qualche importante organizzazione criminale.
 
Infatti, i successivi accertamenti dovranno appurare per conto di chi, i "corrieri" trasportavano quell'ingombrante carico, per capire, dunque, se la destinazione "finale" fosse il Salento. Per gli investigatori la droga doveva arrivare qui da noi e alimentare il mercato dello spaccio, particolarmente fiorente  nel periodo estivo, soprattutto nei pressi delle località balneari.



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