Ristoratore accusato di violenza sessuale, assolto in appello. La presunta vittima non si è mai presentata al processo

I giudici hanno evidentemente condiviso la tesi difensiva dell’avvocato Luca Puce, codifensore Roberto Rizzo, contenuta in un memoriale. Il 65enne R. F. del Capo di Leuca è stato assolto in appello ‘perché il fatto non sussiste’.

Si conclude con un'assoluzione in appello, l'intricata vicenda di un ristoratore del Capo di Leuca accusato di violenza sessuale ai danni di una ragazza polacca, la quale, però non si è mai presentata al processo. Il 65enne R. F., titolare di un ristorante, è stato assolto con formula piena, "perché il fatto non sussiste" dal collegio della Corte di Appello di Lecce, presieduto da Vincenzo Scardia.
 
I giudici hanno evidentemente condiviso la tesi difensiva dell'avvocato Luca Puce, codifensore Roberto Rizzo, contenuta in un memoriale, secondo la quale "in situazioni processuali, quale quella di specie, dove la persona offesa, non comparendo in dibattimento, si era, sostanzialmente, sottratta, per sua libera scelta, all'esame dell'imputato e del suo difensore, mai poteva ritenersi sufficiente il solo suo narrato accusatorio per fondare un convincimento di condanna, occorrendo, giocoforza, dei riscontri ab externo che, viceversa, nel caso in esame, per l'appunto, mancavano".
 
La ragazza polacca, nel 2004, dopo avere sporto denuncia/querela presso il Commissariato di Taurisano, sentita da un agente di polizia ha esposto la propria versione dei fatti, riconoscendo,in R. F., in seguito all’individuazione fotografica, il suo presunto aggressore. La giovane era stata notata in una serata estiva, in località Lido Marini presso un distributore di benzina; visibilmente provata (con evidenti lividi su viso e corpo) era stata soccorsa dai presenti, i quali avevano allertato le Forze dell’Ordine. Sentita dai poliziotti di Taurisano, ella avrebbe poi raccontato la sua vicenda. Ella ha anzitutto riferito di essersi accordata, qualche mese prima, con R. F. per un'esperienza lavorativa come inserviente in cucina e di essere andata ad abitare a Gagliano del Capo,presso l’abitazione dell’uomo.
 
Dopo un paio di settimane, però, la giovane polacca sarebbe divenuta oggetto di attenzioni sessuali da parte del titolare del ristorante; ella lo avrebbe reiteratamente respinto, innescando, però, le violente reazioni dell'uomo. Avrebbe così raccontato che il 65enne le spegneva delle sigarette sul polso, sulle gambe e su altre parti del corpo. Esausta per la situazione creatasi, un giorno (quello del ritrovamento a Lido Marini) si sarebbe allontanata senza una meta precisa. Intorno a metà agosto, la giovane per sopraggiunti ed urgenti motivi familiari, dovuti alle precarie condizioni di salute della madre e della sorella ha però lasciato l’Italia.
In seguito alla conclusione delle indagini preliminari ed al rinvio a giudizio di R.F., la cancelleria del Tribunale di Lecce tentava di notificare alla ragazza l'avviso di comparizione al dibattimento, ma tutti i tentativi di rintracciarla andavano comunque a vuoto.
 
Nonostante ciò, il processo si tenne ugualmente e R. F. fu condannato nel 2011, alla pena di anni otto e mesi sei di reclusione; sentenza confermata in seconde pure, dalla Corte di Appello. Successivamente, però, venne annullata dalla Cassazione, che aveva fissato udienza di rinvio in appello, dove l'uomo con la sentenza delle scorse ore, è stato assolto.



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