Aggredito per aver smascherato l’affare degli alloggi popolari, sconto di pena in Appello per tre imputati

Gli imputati rispondevano a vario titolo dei reati di tentata violenza privata e lesioni aggravate dal metodo mafioso, e detenzione di arma.

Arriva la condanna in Appello, con uno sconto di pena rispetto al primo grado, per i tre imputati accusati del violento pestaggio a Piero Scatigna, l’uomo che denunciò il presunto sistema illegale di assegnazione degli alloggi popolari.

Le pene

La Corte ha inflitto: 3 anni e 2 mesi nei confronti di Umberto Nicoletti (4 anni e 6 mesi in primo grado, con rito abbreviato dinanzi al gup Edoardo D’Ambrosio), difeso dagli avvocati Giuseppe Presicce e Giancarlo Dei Lazzaretti; 2 anni e 10 mesi a Nicola Pinto (4 anni), assistito dai legali Ladislao Massari e Viviana Labbruzzo; 2 anni e 2 mesi e 20 giorni per Andrea Santoro (3 anni e 4 mesi), assistito dall’avvocato Pantaleo Cannoletta. Il collegio difensivo, che ha contestato in maniera particolare le modalità mafiose del presunto pestaggio, una volta depositate le motivazioni presenterà ricorso in Cassazione.

Gli imputati rispondevano del reato di tentata violenza privata e lesioni aggravate dal metodo mafioso, e detenzione di arma.

La Corte di Appello ha inoltre confermato il risarcimento del danno da quantificarsi in separata sede ed una provvisionale di 5 mila euro in favore di Piero Scatigna, parte civile con l’avvocato Angelo Terragno.

Secondo l’accusa, i tre imputati avrebbero cercato con minacce di far ritirare a Scatigna la denuncia nei confronti di Raffale Guido, in relazione alla “illecita e privatistica gestione degli immobili ERP”. L’episodio più grave, però, sarebbe stata l’imboscata tesa al “grande accusatore”, nel giugno del 2015. In che modo? Fissandogli un appuntamento a Giorgilorio presso la casa di Giuseppe Nicoletti (padre di Umberto) e colpendolo brutalmente, cagionandogli un trauma cranico e facciale, additandolo ripetutamente come “infame”.

Ricordiamo che, nei mesi scorsi, Piero Scatigna è stato sentito dai pubblici ministeri Massimiliano Carducci e Roberta Licci, in qualità di teste della Procura, per diverse ore nel corso del processo sull’affaire delle case popolari che si sta svolgendo presso l’aula bunker di Borgo San Nicola.

Dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale ha ricostruito l’intera vicenda. Scatigna ha ricostruito con dovizia di particolari l’episodio che, in passato, lo avrebbe visto vittima del violento pestaggio (confluito nel processo odierno). Non solo, dopo avere denunciato i fatti, sarebbe stato costretto ad abbandonare Lecce, per le continue intimidazioni.