La sentenza del processo “Via Brenta”: “Illegittimità nel contratto di leasing”

Il giudice estensore Pasquale Sansonetti, nella sentenza di oltre 90 pagine, afferma anche che la Poli Bortone “era ben consapevole del procedere dell’iter che condusse alla conclusione del contratto”.

Nel corso del processo sono emerse “le numerose illegittimità compiute nell’adozione degli atti che hanno portato alla stipula del negozio di leasing”.

Non solo, poiché in un altro passaggio della sentenza di oltre 90 pagine, il giudice estensore Pasquale Sansonetti afferma che Adriana Poli Bortone “era ben consapevole ed in prima persona del procedere dell’iter che condusse alla conclusione del contratto”. Inoltre, continua il giudice, “la determinazione politica relativa all’acquisto in leasing degli immobili nasce da una precisa scelta dell’allora Sindaco”.

Invece, riguardo a Naccarelli, ritenuto un altro personaggio chiave dell’inchiesta e delegato al completamento dell’operazione, il dr. Sansonetti sostiene “ha agito con particolare sollecitudine, per assicurare non solo il fine pubblico ma anche- e soprattutto- quello privato”.

Il giudice, dopo aver ricostruito le varie fasi della complessa indagine, ritiene comunque che, per il reato di peculato, gli imputati “vadano mandati assolti con la formula perché il fatto non sussiste, non essendo possibile configurare alcuno degli elementi costitutivi del reato contestato”. Invece, in merito all’abuso d’ufficio, in virtù della data in cui si sarebbero sarebbe verificati i fatti, interviene l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

Il processo

La sentenza è stata emessa dal collegio della seconda sezione penale (Presidente Pasquale Sansonetti, a latere Marcello Rizzo ed Annalisa De Benedictis) . Invece, in un’udienza precedente, il pubblico ministero Maria Vallefuoco (che ha ereditato il fascicolo dall’attuale Procuratore Capo di Brindisi, dr. Antonio De Donno) aveva invocato la pena di 6 anni per tutti.

Sul banco degli imputati comparivano: Adriana Poli Bortone, 75 anni di Lecce; Massimo Buonerba, 66 anni di Lecce, ex consulente legale della Poli; Pietro Guagnano, 75 anni di Lecce, legale rappresentante della Socoge; Giuseppe Naccarelli, 46 anni di Veglie, ex dirigente del servizio finanziario del Comune di Lecce; Vincenzo Gallo, 59 anni originario di Taranto, funzionario della Selmabipiemme (anche per loro, il pm aveva invocato 6 anni), Ennio De Leo, 66 anni, originario di San Pietro in Lama, ex assessore al Bilancio del Comune di Lecce; Maurizio Ricercato, 57 anni e Fabio Mungai, 57 anni, di Milano, rispettivamente amministratore delegato e dirigente della Selmabipiemme.

Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati: Luigi Covella, Pietro Quinto, Stefano De Francesco, Viola Messa, Massimo Manfreda, Sabrina Conte.

Il Comune di Lecce, difensore Andrea Sambati, e la Selmabipiemme si erano costituiti parte civile.

L’inchiesta

La vicenda giudiziaria fa riferimento ai fatti iniziati nel 2006, quando il Comune di Lecce acquistò due immobili di Via Brenta, “trasformando” un’iniziale contratto di affitto, in uno di leasing, impegnandosi a versare un canone di due milioni e mezzo l’anno per oltre venti anni e una cifra di 14 milioni per il riscatto finale dei due immobili. Secondo l’accusa, quella operazione fu chiusa a un prezzo superiore rispetto a quello di mercato, a tutto vantaggio del costruttore edile Pietro Guagnano, titolare della Socoge (dalle indagini risulterebbe che egli si trovasse in condizioni economiche precarie) e del venditore, la finanziaria milanese Selma Bipiemme. Il burattinaio della vicenda sarebbe stato Buonerba, con il beneplacito dell’ex primo cittadino di Lecce, Adriana Poli Bortone. Il danno subito dal Comune di Lecce per questa operazione sarebbe stato di tre milioni e 401mila euro.



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