Un leccese di 26 anni ricorderà per un po’ di tempo la brutta disavventura nata solo per aver perso il treno. Mentre aspettava il convoglio successivo nella sala d’attesa, infatti, il giovane prima è stato derubato poi addirittura malmenato quando, forse con un po’ di incoscienza, ha tentato di fermare il responsabile. Fortunatamente il viaggio notturno ‘alternativo’, avvenuto nel cuore della notte, si è concluso all’alba con l’arresto di due persone. Ma andiamo con ordine.
Quando era da poco passata l’una, una volante della Questura ha raggiunto la stazione ferroviaria del capoluogo barocco, dove era stata, appunto, segnalata una rapina. La vittima ha raccontato agli agenti, giunti sul posto in pochi minuti, di essersi addormentato mentre attendeva il treno e di essersi svegliato giunto in tempo per accorgersi che qualcuno gli stava sfilando dalla tasca interna del giubbotto il portadocumenti e il telefono. Non contento, lo sconosciuto, gli aveva sottratto anche una busta con all’interno alcuni indumenti personali. Poi, arraffato lo strano bottino, ha tentato la fuga montando in sella ad una vecchia bicicletta modello “Graziella”. È stato in quel momento, forse senza nemmeno pensarci, che il 26enne ha deciso di inseguire il ladro, riuscendo a raggiungerlo e ad afferrarlo per un braccio. Ne è nata una colluttazione in piena regola, durante la quale è intervenuta una seconda persona accorsa in aiuto non del giovane leccese ma del “malfattore” che -per permettere all’amico di scappare in bici -non ha esitato a sferrare due calci all'altezza del fianco al doppiamente povero malcapitato.
Entrambi sono riusciti a far perdere le proprie tracce, dileguandosi per via D’Ussano. Alla volante intervenuta, però, il 26enne ha fornito una descrizione somatica quasi dettagliata dei due permettendo così agli agenti di dare il via alle ricerche avendo in mano alcuni elementi utili da cui partire. Mentre stavano setacciando la zona, sulla linea di emergenza 113, è giunta una telefonata: era il 26enne che tornato in stazione aveva notato di nuovo uno dei due malviventi, il quale era ritornato e lo stava teneva sotto osservazione, senza farsi vedere.
Effettivamente, all’arrivo della volante, il complice è stato bloccato e identificato: si tratta di Giuseppe Intrepido, 35enne di Campi Salentina.
Condotto in Questura l’uomo è stato interrogato e gli investigatori, grazie ad un “tranello”, sono riusciti a farlo confessare: è bastato che gli dicessero di avere prove inconfutabili che lo incastravano, acquisite sia da alcune telecamere di videosorveglianza sia dal racconto di alcuni testimoni per fargli vuotare il sacco. Intrepido, molto probabilmente si sarà visto alle strette decidendo di indicare il nome del complice ed il luogo in cui avrebbero potuto trovarlo. Un’altra volante si è recata nel posto indicato, un’abitazione abbandonata, ed è lì che hanno fermato Antonio Miglietta, 47enne di Trepuzzi.
Nei pressi dello stabile, i poliziotti hanno anche notato la stessa bicicletta nera utilizzata al momento del furto, con un cestino portaoggetti contenente una busta in plastica con un maglione di colore scuro e un paio di pantaloni, appartenenti alla vittima. Riconosciuto dal 26enne, per Miglietta e per l'amico Intrepido, al termine degli accertamenti di rito, sono scattate le manette con l’accusa, da cui ora dovranno difendersi di rapina impropria in concorso. Per entrambi si sono aperte le porte del carcere di Lecce.
