Spedizione punitiva in un casolare di campagna: cade l’accusa di tentato omicidio. I quattro imputati patteggiano la pena

I quattro imputati, accusati della spedizione punitiva in un casolare di campagna, hanno patteggiato la pena con il pm Maria Consolata Moschettini: dovranno scontare 3 anni e 6 mesi.

Cade l’accusa di tentato omicidio e patteggiano la pena i quattro accusati della spedizione punitiva in un casolare di campagna. Si tratta di Bruno Guida, 42enne di Leverano, Matteo Niccoli, 22enne di Carmiano, Toni Saponaro, 40enne di Carmiano e Peppino Vadacca, 43enne di Carmiano.

Il gup Simona Panzera ha accolto l’istanza della collegio difensivo, composto dagli avvocati Pantaleo Cannoletta, Valeria Corrado e Vincenza Raganato. I legali avevano “concordato” la pena di 3 anni e 6 mesi con il pm Maria Consolata Moschettini.

Gli imputati rispondono di tentate lesioni personali aggravate e detenzione illegale e il porto di arma da fuoco. Nei mesi scorsi, infatti, già il Riesame aveva riqualificato l’accusa di tentato omicidio. Successivamente, i quattro avevano ottenuto gli arresti domiciliari, dallo stesso gip Panzera.

Gli arresti sono stati eseguiti nell’ottobre scorso dai militari dell’Arma della Stazione di Carmiano e della Tenenza di Copertino. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Giudice delle Indagini preliminari Carlo Cazzella.

Il furto della marijuana

Il furto di un po’ di marijuana da parte del figlio: questo sarebbe il movente dell’agguato al 46enne di Veglie avvenuto nella giornata del 2 ottobre scorso.

Tutto ha preso il via quando il 19enne ha notato nelle campagne tra Leverano e Carmiano, tre serre dalle quali proveniva un forte odore di marijuana. Dopo essersi avvicinato e aver raccolto un po’ di sostanza stupefacente per uso personale, si è accorto della presenza di alcune telecamere che lo hanno immortalato.

Il giorno seguente, presso la sua abitazione, si è presentato Bruno Guida che ha chiesto la restituzione della droga, contestandogli il fatto che fosse stato ripreso.

Nonostante la restituzione della marijuana, il 2 ottobre, è stata organizzata la spedizione punitiva a opera dei quattro.

Giunti sul posto a bordo di una Bmw di colore scuro, in primis sono scesi dall’auto Saponaro, Miccoli e Vadacca che hanno chiesto al padre dove si trovasse il figlio, intimando al giovane la restituzione del “maltolto” che Guida aveva già preteso indietro e, a questo punto dal mezzo è uscito quest’ultimo e ha ordinato agli altri tre di sparare.

Matteo Nicolì, quindi, ha estratto la pistola dalla tasca dei pantaloni è ha esploso due colpi di arma da fuoco che non sono andati a segno.



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