Raggiro a signora senegalese? Condanna per l’avvocato Francesco D’Agata a 3 anni e 1 mese

Sono però “cadute” molte contestazioni, al termine del processo. Invece, il giudice ha assolto l’altro avvocato “perché il fatto non costituisce reato”.

Arriva la condanna nei confronti di Francesco D’Agata, ma “cadono” molte contestazioni, al termine del processo. Il giudice monocratico Maddalena Torelli ha inflitto la pena di 3 anni ed 1 mese al 42enne avvocato leccese. D’Agata è stato condannato per i reati di tentata truffa ed infedele patrocinio ai danni di una signora senegalese e falso in atto pubblico. Invece, è stato assolto dal reato di autoriciclaggio ed infedele patrocinio ai danni di una donna originaria di Torino. Infine, è stato dichiarato prescritto il reato di truffa ai danni di quest’ultima.

Inoltre, è stato disposto il risarcimento del danno, quantificato in 10mila euro, a favore della signora senegalese, parte civile nel processo, attraverso il legale Francesco De Iaco.

Il giudice ha, invece, assolto l’altro avvocato “perché il fatto non costituisce reato”. Questi rispondeva delle accuse di indebito utilizzo di carta prepagata e ricettazione.

Il giudice ha infine disposto la restituzione delle somme di denaro che erano state sequestrate ai due imputati.

La vittima della truffa è stata anche ascoltata in aula, in una scorsa udienza, come testimone del Pubblico Ministero.

In mattinata, il sostituto procuratore Massimiliano Carducci aveva chiesto la condanna a 6 anni per Francesco D’Agata e a 2 anni e 6 mesi nei confronti dell’altro legale. Il pm nel corso di una lunga requisitoria durata circa tre ore, aveva ripercorso le varie tappe della vicenda giudiziaria, culminata nell’arresto dei due avvocati, avvenuto ad ottobre del 2016.

Il 42enne leccese, figlio di Giovanni D’Agata, presidente dello ‘Sportello dei Diritti’, di cui anche lui era un importante referente, venne sospeso per un anno dall’attività forense. Francesco D’Agata è difeso dagli avvocati Luigi e Roberto Rella.

Il collegio difensivo ha invocato l’assoluzione per entrambi. Appena verranno depositate le motivazioni della sentenza presenterà ricorso in Appello.

Le indagini

Secondo l’accusa, Francesco D’Agata sarebbe stato il deus ex machina della truffa. La donna senegalese aveva subito un incidente stradale in cui era rimasta sfigurata e si era rivolta all’avvocato per ottenere un risarcimento: più di 600mila euro dal Fondo Vittime della Strada.

Di quei soldi, la signora ne avrebbe visti soltanto “la metà della metà”, secondo quanto dichiarato in conferenza stampa dall’allora procuratore capo Cataldo Motta.

Il legale, infatti, secondo l’accusa, avrebbe falsificato una sentenza del Tribunale di Trieste, competente a liquidare il risarcimento e convinto la senegalese di aver ottenuto “appena” 300mila euro, di cui l’avvocato ne avrebbe trattenuti circa 140mila, liquidando alla donna di fatto 160mila euro.

Gli altri – transitati su un conto intestato alla straniera – D’Agata li avrebbe utilizzati sia per sfizi personali come l’abbonamento in uno stabilimento balneare, ma anche per pagare gli stipendi dei suoi collaboratori.

L’inchiesta sarebbe nata da un IBAN “sospetto” su cui una donna originaria di Torino – che aveva fatto ricorso in Cassazione in realtà mai depositato- aveva versato 4mila euro (era intestato alla signora senegalese, vittima inconsapevole della presunta maxi-truffa organizzata da D’Agata).

Gran parte di queste accuse, come detto, sono cadute al termine del dibattimento.



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