L’ignoranza, a volte, non conosce proprio limiti. Ai vandali, quelli maggiormente menefreghisti, poco importerà d’aver rovinato un bene importantissimo per la comunità italiana, oltre che salentina. Ci vuole davvero coraggio per appiccare il fuoco ad un insediamento preistorico. Nel dettaglio, si tratta di quello situato a Parabita, grande oltre mille metri, dove persistono reperti riconducibili all’età del Bronzo e del Ferro. Testimonianze preziose, segno dei progressi che stava ottenendo la civiltà umana. Peccato, però, che chi ne ha determinato la distruzione – se per cattiveria o “goliardia” ancora non è dato sapere – di civile possieda ben poco.
Insomma, stando ai rilievi effettuati dalle forze dell’ordine, pare che di casuale – in questo terribile incendio – non vi sia nulla. A causare il tutto, con ogni probabilità, del liquido infiammabile. Sparso nel mezzo della vegetazione circostante, come a volerne sottolineare il gesto volontario. Un danno all’immagine del Salento che, durante l’ultima estate, era riuscito a confermare le alte vette di presenza turistica. Vacanzieri giunti sì per godere di gastronomia, mare e panorama mozzafiato; ma anche nell’intento di approfondire la matrice storica del nostro territorio. Misterioso, affascinante.
Caso avrebbe voluto, purtroppo, che a lanciare l’allarme siano stati proprio alcuni turisti, guidati da uno storico locale. A niente sarebbero servite, dunque, le limitazioni apposte dalla Protezione Civile (lucchetti e cancellate) atte a non varcare una certa soglia. Evidentemente, a taluni bisognerebbe spiegarlo in maniera diversa quanto il valore di un bene archeologico significhi molto, anzi, moltissimo per la provincia leccese. Di certo il marketing territoriale non sarà mai il loro mestiere.
