Voleva andar via in punta di piedi, ma per Motta l’addio alla Procura diventa una ‘festa a sorpresa’

Festa a sorpresa al secondo piano del Palazzo di viale De Pietro per salutare il procuratore Cataldo Motta, in pensione dal 15 dicembre. Il magistrato, visibilmente commosso, ha salutato tutti i suoi compagni nella battaglia contro la criminalità organizzata.

Avrebbe voluto andar via in punta di piedi perché gli addii “mettono tristezza”, ma pubblici ministeri, procuratori e sostituti procuratori, giudici, cancellieri, funzionari e tutti coloro che hanno vissuto fianco a fianco in questi lunghi anni con il Procuratore Capo Cataldo Motta non potevano lasciarlo andare senza onori, senza dirgli ‘grazie’. C’erano proprio tutti al secondo piano del palazzo di viale De Pietro in cui, per qualche ora, si sono sentiti saluti, risate, aneddoti in perfetto stile ‘Motta’.
   
Il tradizionale scambio di auguri per Natale si è trasformato in una ‘festa a sorpresa’ per salutare il procuratore, ormai ex, in pensione dal 15 dicembre. Tutta colpa, se così si può dire, della legge di riforma dell’ordinamento giudiziario che ha introdotto la temporaneità degli incarichi direttivi. Il governo presieduto da Matteo Renzi, infatti, ha approvato per decreto una proroga dei pensionamenti solo per i magistrati ai vertici della Suprema Corte, del Consiglio di Stato, della Corte dei conti e dell’Avvocatura dello Stato e per Motta, che ha compiuto 71anni lo scorso 19 luglio, è sfumata la possibilità di ricoprire il ruolo di numero uno della Procura salentina per un altro anno.
  
Cataldo Motta, che ha fatto fatica a trattenere le lacrime, ha abbracciato tutti, ha stretto la mano ai suoi colleghi con cui ha condiviso mille battaglie nella sua guerra contro la criminalità organizzata e la Sacra Corona Unita.  
  
I magistrati hanno regalato al Procuratore, che fino alla fine dell’anno ricoprirà il ruolo di sostituto procuratore, una stampa realizzata dall’ingegnere e consulente Lelly Napoli.
  
Adesso scatta la corsa alla successione: favoriti Antonio De Donno, Leonardo Leone De Castris e Francesco Mandoi. 



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