Sono stati premiati al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia da Pupi Avati i vincitori di Corti di Lunga Vita, il primo concorso internazionale di cortometraggi dedicati al tema dell’anzianità e promosso dall’Associazione 50&Più. A ricevere il premio della giuria è stata una salentina, Alessandra Cocciolo Minuz.
Il tema di questa prima edizione è stato incontri e riconoscimenti: senza riconoscimento dell’altro, a prescindere da etnie, sesso, età, religione, livello culturale non può esistere convivenza. La vecchiaia è un’età che dal punto di vista della comunicazione ha stentato ad essere riconosciuta e che fino a qualche decennio fa si preferiva ignorare. L’idea di veicolare nuove immagini di questa età rappresenta quindi per l’Associazione 50&Più un’importante sfida.
Le opere vincitrici
Le opere sono state valutate da una Giuria Tecnica composta da Pupi Avati (Presidente), Lidia Ravera, Lina Pallotta, Marco Trabucchi, Anna Maria Melloni e da una giuria popolare. La giuria tecnica ha assegnato tre premi in denaro: 2.000 euro per il primo classificato, 1.000 euro per il secondo e 500 per il terzo. La giuria popolare ha assegnato un buono viaggio da utilizzare presso l’Agenzia 50&Più Turismo del valore di 1.500 euro.
1° Classificato – Caterina guarda Caterina, di Caterina Silva
2° Classificato – The colorful life of Jenny P., di Daniele Barbiero
3° Classificato – Perdutamente, di Emilio Guizzetti
Premio della giuria popolare
“La follia (h)a più voci” è il titolo del corto con cui Alessandra Cocciolo Minuz, originaria di Galatina (Le), ha ricevuto questa speciale menzione.
Riflessione condivisa sulla necessità di essere sempre fedeli a se stessi, maturi e sereni nell’espressione autentica della propria diversità e unicità esistenziale. L’opera di Erasmo da Rotterdam è divenuta per gli attori 50&Più Lecce il “pre-testo” per compiere un viaggio alla scoperta di sé, dei propri sentimenti, delle proprie emozioni più profonde, così da scoprire quanto in ognuna di esse, nonostante l’età, si celi sempre il seme della Follia. Un viaggio profondo, e solo in principio individuale, che ha condotto ogni partecipante al riconoscimento di quella parte di sé che sembrava ormai svanita, ma che in realtà era solo assopita dalle esperienze della vita. Così, con graduale stupore si è passati dal riconoscimento del proprio “folle” io all’incontro e alla condivisione gioiosa di emozioni e desideri, passioni e umane debolezze, per acquisire infine la piena consapevolezza che “la follia è la vera dominatrice dell’esistenza di ciascun uomo”, in ogni momento e fase della propria vita.
